Una bomba a mano.  27 minuti di pura devastazione. 

Eccolo descritto in una riga "Nowhere To Hide", capolavoro street punk datato 2002, frutto di quei folli dei The Virus, edito sull'altrettanto folle e validissima "Punkcore Records".

Chi lo ha detto che per fare un disco estremo bisogna per forza spingersi alle elaborazioni dei Negative Network, i 3000 bpm di Pengo, i dischi con 100 tracce degli Agoraphobic Nosebleed, o riempire 4 accordi con growl del cazzo, distorsioni random e titoli pseudobrutali per fare scena? Alla band di Philadelphia sono bastati una chitarra, un basso, un batterista completamente andato, un cantante (Paul) con una voce che definire dura sarebbe riduttivo, (al confronto il precedente leader Mike Virus, potrebbe benissimo cantare allo zecchino d'oro); et voilà, eccolo qui uno dei dischi più distruttivi ed estremi del nuovo millennio. Oh, che alla punkcore non scherzassero mica era cosa ben nota, e che i Virus non fossero proprio roba da salotto lo avevano ampiamente dimostrato col precedente "Still Fighting For A Future", ma è con questa perla, e nuova formazione, che superano la concorrenza, e sopratutto loro stessi, che sin dagli esordi si erano imposti come una delle band più aggressive, proponendo una sorta di "Brutal Street Punk", concedetemi il termine.

Già dall'opener di appena 1.38 si comprende quale sarà l'andazzo dell'album, Paul si destreggia tra liriche taglienti e riff incisivi (doveroso mettere in luce le abilità del chitarrista Fat Dave, e del bassista Josh). I tempi sono sempre tiratissimi e velocissimi, provate a sentire la devastante "Already Dead" (la più veloce del lotto) o "Terror" (il titolo è tutto un programma), due scheggie, forti anche del lavoro egregio svolto dal batterista-killer Jarrod, che riesce a tenere sempre tempi altissimi, senza mai sbagliare una sola rullata, preciso come un orologio! E che dire delle brevi quanto intense "Nowhere To Hide" (un treno di appena 1.10), e "The Very Last Day" (brano schizzatissimo con un jarrod completamente impazzito.) Gli unici episodi più "umani" sono rappresentati da "Heroes", che col suo allegro riff strizza l'occhio a dei Ramones lobotomizzati, e "Rats in the City" (il brano più lento, e anche l'unico a superare i 2 minuti, ma che non ci risparmia 4 minuti di energia pura), il coro del refrain inoltre vale tutto l'album. I nostri tuttavia si mantengono sempre su standard spinti, e gli unici spiragli di luce musicalmente parlando (perchè la potenza tipica della band è sempre presente) si trovano in "No One Can Save You", e "My Life, My World", tipici anthem pogoaddicted con cori e motivetto catchy (ma mai banale). Discorso apparte va fatto per quella mina che risponde al nome di "So Long", senza dubbio il brano di maggior spessore, velocissima e tagliente, con un Jarrod ancora superbo, ed un Paul sempre più feroce.

Un autentico capolavoro, uno dei dischi più estremi del genere.Già.. proprio "estremo", mai aggettivo fu cosi calzante per "Nowhere To Hide", uno dei pochi lavori che possono permettersi questo aggettivo senza usufruire di tempi over 200, ridicole voci gutturali e noise a manetta. Chi ha parlato di grind, brutal e compagnia? 

Devastante.

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