Questo è un album particolare che sin dalla sua uscita mi intrigò molto, visto le recensioni entusiastiche presenti in ogni rivista del settore e in ogni webzine metal! La voglia di avere quest'album era tanta, un oggetto del desiderio da avere assolutamente! Spesso capita che i nostri traguardi più ambiti e i nostri oggetti (o persone) più desiderate, una volta raggiunte, non riescano a soddisfare le nostre aspettative, forse perchè la soddisfazione che si ha una volta avuto il possesso dell'oggetto desiderato, non è così grande e godibile come la ricerca stessa dell'oggetto. Il desiderare è più eccitante del soddisfacimento del desiderio? Chi lo sa, fatto sta che appena ascoltato quest'album, le enormi aspettative che avevo, andavano deluse, forse perchè su una rivista avevo letto che il suddetto album era la rivelazione gothic, l'album che gli amanti di queste sonorità aspettavano da anni. Una volta però ascoltato l'album fuori dai pregiudizi e dalle mille aspettative, ho potuto apprezzarlo maggiormente e notare le tante cose interessanti che esso contiene.
Per chi non conosce o non ha mai sentito nominare questo gruppo, come possiamo inquadrarlo? Immaginate un Peter Steel (o il cantante dei Sister of Mercy) che decide di cantare su riff che sembrano usciti dal black album dei metallica (tipo "Metropolis" ), aggiungeteci un'atmosfera teatrale, dei carillon, un immaginario tetro che richiama i film horror degli anni 30 ed avrete più o meno un quadro più chiaro del suono che ci propone questa band. Un suono non originale, ma sicuramente personale ed intrigante. Così già dal secondo brano (escludendo il primo che funziona più come intro) "The Night of the Living Dead", possiamo riuscire ad inquadrare il "climax" che si respira nell'album! Un uso delle tastiere parsimonioso che tende a creare atmosfere horrorifiche ed un uso delle chitarre molto heavy in cui si inserisce un cantato baritonale ben fatto! La seguente "Wolfmoon" ha un incedere più marziale con uso di cori femminili in sottofondo e stessa impostazione è seguita dalla seguente e coinvolgente "Metropolis". "Elizabeth Dane" è una strumentale che è inserita perfettamente nel contesto dell'album ed è una cover strumentale del tema portante del film "The Fog" di Carpenter. "Horror of Antarctica" è uno dei miei brani preferiti, molto solenne e decadente. La conclusione è affidata a "The Deathship Symphony", sinfonica, teatrale, con un uso molto azzeccato di cori femminili a chiudere un album molto intrigante! Ultima informazione: i due membri del gruppo "Schwadorf e Konstanz" provengono dagli Empyrium!
Carico i commenti... con calma