“…e poi noi non siamo una fottuta pop band che veste di bianco e rosso.”
Ovvero: l’allievo ha superato il maestro e sta diventando anche perfido.

Diciamoci la verità, quando nel 2001 Jack White produsse “Lack Of Communications” a questi quattro giovincelli, che condividevano la sua stessa passione per il rock’n’roll, sperava in cuor suo che la questione non gli ritornasse contro, in un gioco di paragoni. Beh, in effetti non c’è alcun paragone da fare…perché la musica dei Von Bondies è tutta un’altra cosa rispetto ai quattro accordi asciutti e rachitici suonati dai White Stripes. Pawn Shoppe Heart conferma tutto quanto di buono si pensava dalle parti di Detroit, al debutto.

Jason Stollsteimer ha dato un cuore e un’anima ad una bomba. Una volta accesa la miccia a questo disco sarà impossibile evitare il ferimento. A schizzare fuori dallo stereo sotto forma di piccole schegge taglienti e velenose saranno rimandi grunge, punk, garage e se vi va bene anche qualche groupie (…ma non è assicurato a tutti).
Chi ama Nevermind, Iggy Pop, la musica dei Distillers e via dicendo, deve possedere quest’album.

I cori femminili (pensate ad “In Love” dei Datsuns), un basso vitaminizzato come se si fosse inserito nell’ingresso del jack una pompa di benzina, un batterista che picchia come un rapidissimo assassino, danno all’album quello che ultimamente mancava ad album del genere. Aggiungeteci pure che, in alcune parti, le corde delle chitarre sembrano suonate con un sasso spuntato invece che con un normalissimo plettro di plastica e non vi sarà difficile immaginare il tasso di rock e adrenalina che ne scaturisce. Fregatevene del silenzio condominiale e sparate al massimo qualsiasi traccia dell’album. Poi prendete un televisore (magari, forse, un pacchetto di sigarette sarebbe meglio) e buttatelo di sotto dalla finestra. Ma non dite che ve l’ho detto io…

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