Qual è il posto di Bob Marley nella musica moderna, a ventisei anni dalla sua dipartita? Sarà ricordato nei posteri per le sue folgoranti invenzioni in campo musicale? E' mio personalissimo parere di no. Il genere da lui proposto e poi portato a livelli di successo mondiale, il reggae, esisteva già ben molto prima della sua comparsa sulle scene. Semmai, il merito che gli si può attribuire è quello di - come detto sopra - averlo portato ai vertici, sfruttando al massimo i compagni del gruppo Wailers (Peter Tosh su tutti) per poi sciegliere strade - chiamiamole così - più corte verso il successo.

Sarà allora tramandato nelle generazioni per i suoi testi altamente poetici? Ancora una volta, è mio parere di no. Versi alla mano, le sue parole assumono un significato ben preciso solo se messe in relazione con la provenienza del loro autore - la Giamaica, da sempre notoriamente povera e strasfruttata - e con il fortissimo desiderio dello stesso di raggiungere le proprie origini, in Africa, là dove il Nostro sentiva davvero di appartenere. Non per niente è storico il suo concerto nello Zimbabwe, all'indomani della liberazione dello stato dal regime di schiavitù.

E' comunque innegabile che il buon Bob ha esercitato, nel bene e nel male, una più che notevole influenza sui musicisti suoi contemporanei e non solo. Basti pensare all'enorme quantità di canzoni finto-reggae che si sono susseguite negli anni (persino i Led Zeppelin!) o alle cover band e simili. E proprio qui credo che stia il nocciolo della questione: il rischio di considerare tutti i lavori dell'artista considerando unicamente il personaggio, e il suo carosma, e non la qualità del lavoro stesso. Capita così che un album di grandissimo valore come "Natty Dread" (1974), non foss'altro perché contiene un classico come "No Woman, No Cry", oltre a "Lively Up Yourself", può venir messo sullo stesso piano di "Burnin'", secondo album, per la verità l'ultimo registrato come band vera e propria nel 1973.

Questo LP contiene quindi solite canzoni del solito Marley. Niente di più e nulla di meno. Nessuna variazione sul canovaccio. Certo, due grandissime hit come "Get Up, Stand Up", che apre l'album, e "I Shot the Sheriff", ripresa come cover molte volte a venire, ne giustificherebbero l'acquisto da parte di amanti del genere e non. Ma risalta comunque di più l'acerbità delle restanti composizioni, tutte troppo assomigliantisi per poter essere ricordate (cosa che al contrario accade in "Natty Dread"). Sul retro copertina il buon Bob si gode di gusto una canna, infischiandosene, sembra, dell'effettivo valore del disco prodotto. Probabilmente sapeva che il suo posto nella storia l'avrebbe avuto comunque.

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