Sono rimasto spiazzato dall'ultimo disco dei Warlocks, piacevolmente spiazzato. E mi ha fatto anche male. Non è facile entrare nel clima malsano in cui è immerso "Heavy Deavy Skull Lover". L'elettricità satura l'aria, ti scuote dentro, ti trovi in un capannone industriale abbandonato, illuminato da luci al neon difettose. Detriti sul pavimento sporco, abuso di droga, anfetamine e allucinogeni di seconda mano, cattive vibrazioni.
E' con "The Valley of Death" che si parte. Le somiglianze con certi Radiohead sfigurati ci sono, mentre si comincia a percepire il senso di abbandono e desolazione che permea gran parte del disco. Una sensazione dal sapore amaro che appare dal mare di feedback. Quando il rumore invece spadroneggia mi lascio bombardare. Vengono alla mente molti nomi importanti del passato, leggi Jesus & Mary Chain, Spacemen 3, Suicide. E' una montagna di suono distorto e paranoico, come se tutte le peggiori paure che vi tormentano innalzassero uno stordente muro di suono fuzz-acido. Vengo preso allo stomaco. Psichedelia che si attorciglia su se stessa e quando si apre "Dreamless Days" è per farti realizzare una brutta verità. Si presentono alla mente immagini negative, non si riesce a vedere la luce alla fine del tunnel, viaggiare senza sapere quando finirà, in quello che credete essere il peggior posto per voi.
Sono convinto che loro una direzione ce l'hanno, un cammino verso una meta a noi sconosciuta, un cammino spirituale che comincia dal dolore, che aiuti a ritrovare stabilità, a dare il giusto peso alle cose, a crescere. Disco instabile, disco di transizione, disco suonato per esorcizzare i propri demoni. Disco sincero, disperatamente sincero.
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