Ci sono moltissimi risvolti nella notte. I nostri sensi percepiscono il mondo che ci circonda in maniera totalmente diversa... La notte. Tutto è più rarefatto e morbido, offuscato a volte, tanto che risulta difficile trovare una colonna sonora adatta. Alle volte ci riesci e ti sembra magia, altre volte la frustrazione monta come il fuoco che dalle viscere della terra decide di esplodere attraverso un vulcano e non riesci a trovare niente che vesta la tua notte a pennello, come un abito fatto su misura dalle sapienti mani di un sarto.
Questa è una notte buona... Il frenetico girovagare del giorno mi ha lasciato depositate nel fondo del cervello delle sottili sabbie che, dal deserto assolato del Nevada, mi hanno scaraventato nelle ovattate profondità dello spazio, fino a concedermi le magiche note dilatate delle città calate nell'oscurità. Questo è esattamente il modo in cui sto vivendo questa notte, la dilatazione dello spazio-tempo s'immerge nelle note liquide della chitarra di Milne e nelle ritmiche di Clayton che accompagnano il mio girovagare per le strade deserte, abitate solo dalle mie fantasie.
"Storm" sembra fare a pugni con il proprio titolo, tanto è morbido l'hard rock intrecciato alla più delicata psichedelia, con la voce che sembra venire da molto lontano, tanto per non disturbare troppo. Gli occhi sembrano pesanti serrande che non si vogliono arrendere al sopraggiunto limite, in cui il giorno farfallone e civettuolo deve sgomberare il campo, lasciando che il profondo emerga in "Willow", dove le sfavillanti luci che abbaglianti dell'hard rock si fanno più serie e meditabonde nel loro errare per lande desolate sofferte... Sembrano giocare al gatto col topo "The Way We Live", sembra che vogliano mettere in guardia tutti i loro contemporanei del modo in cui stanno vivendo, cercando di sverniciare via quella patina "glam" che affligge i mostri sacri, per cui triturano Led Zeppelin, Black Sabbath e Deep Purple in un concentrato perfetto di hyper-blues schizoide, che esce diretto dalle viscere del proprio io invece che dal contorto percorso che i pensieri devo fare attraverso il cervello per poter uscire... "King Dick II" è anche questo.
La notte, è Lei la protagonista, perciò le piazze vivono di candida melodia in "Squares", una sorta di rassicurante visione cittadina delle inquiete campagne descritte da Nick Drake. Il quartiere medio-orientale sembra molto silenzioso da lontano, sembra che dorma sonni speziati, ma non appena i tuoi passi ti portano vicino ad esso, la frenesia discreta ma pulsante della sua anima calda ti avvolge e ti trasporta con se sopra al tappeto volante di "Siderial" fino ad un cafè parigino dove una coppia di svogliati chansonnier, avvolti nel fumo di infinite sigarette, intrattengono con "Madrigal" gli ultimi soldati del Reich che proprio non ne vogliono sapere di alzare le loro teutoniche chiappe dai comodi cuscini che foderano i divanetti, provati dalla stanchezza ed ebbri dal gustoso vino liquoroso, quasi innocui nel loro spogliarsi della divisa del carnefice. Usciamo dal locale e la via che ci prospetta davanti è lunga e faticosa in vista del nostro viaggio di ritorno e dei primi bagliori del giorno che annuncia spocchioso il suo imminente ritorno, ma questa è la nostra "The Way Ahead", che anfetaminici imbocchiamo a passo spedito per cercare di non essere sorpresi dal riemergere caciarone della "normalità" del quotidiano.
La prima boccata della sigaretta che accendo al rientro, mi sconquassa il sistema respiratorio e rimette in fila i pensieri che disordinati avevano seguito il loro schema impazzito e mi ritrovo a guardare le facce improbabili di Milne e Clayton che guardano altrove dal retro della copertina, altrove dove sono sempre stati e dove saranno anche un anno più tardi a nome "Tractor", raccontandoci altre fantastiche storie. Timidamente mi trovo a ringraziarli per questo "A Candle For Judith" ed a ringraziare quella grande anima che mi ha permesso di estrarli dall'oblio in cui sono stati segregati.
È un buon giorno, questo per andare a dormire.
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