"If I could live one day/ again, that day will be the one".
E si tratta, probabilmente, del giorno in cui il protagonista e narratore della canzone viene - chissà, forse - abbandonato dalla propria compagna: qualcosa del genere, in ogni caso. Sono intimi e minimi - ma netti e "in lettere maiuscole" - i temi affrontati nelle canzoni di questo disco dei Wedding Present: sentimenti e situazioni "importanti" e in qualche maniera adulti - trattati con la leggerezza del quotidiano. Non trovi il penchant per il citazionismo letterario à la Morrissey - ma c'è comunque tecnica, molto wit e la consapevolezza che il testo di una canzone è "qualcosa di più". Magari non c'è quella piacevole sensazione sognante e vagamente stralunata che puoi sentire in tanto indie-pop di metà anni '80: David Gedge, frontman - del gruppo e autore delle canzoni, ha chiaramente le radici ben piantate in terra - e la sua terra è Leeds, post-industriale Nord dell'Inghilterra - ma non è del tutto estraneo a un sentire twee - ne è prova la capacità di affrontare i sentimenti dal lato debole, in opposizione al machismo di tanta paccottiglia pop-rock contemporanea. Senti nel disco gli echi del punk, dei Fall - ma senza l'ironia sociale - e di certa angolarità in stile Gang of Four. I Wedding Present rielaborano poi buona parte della tradizione anni '60 (Kinks, Beatles, il bubblegum) adattandola alla sensibilità del proprio tempo: parliamo di una band che suona pop più o meno come lo si è sempre conosciuto, ma ad una velocità folle, con chitarre piacevolmente bistrattate, ma orchestrate con il gusto degno dei "precisini" XTC. Uno dei pezzi più divertenti è proprio la cover di "Getting Better" dei Beatles, che compare nell'edizione Plus del disco, ovvero la ristampa che, oltre al George Best vero e proprio, comprende alcuni dei singoli usciti successivamente (per la maggiore brani assolutamente notevoli: "Not From Where I Am Standing", "Nobody Is Twisting Your Arm", "Why Are You Being So Reasonable Now"). I Wedding Present riusciranno grazie alla validità delle loro canzoni ad entrare anche nelle charts (ma il primo disco con una major sarà un disco di musica tradizionale ucraina, che tipi, eh?!); il loro suono è ancora presente un po' ovunque, anche se poche band contemporanee sembrano essersene accorte.
In tempi di archeologia come i nostri, un disco come questo merita una piacevole riscoperta. George Best è stato il disco del 2007 per il vostro amico e umile narratore: egli spera che possa essere una piacevole scoperta anche per voi.
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