E si parte. Nessun indirizzo prestabilito, solo l'intensa percezione del suono a far da bussola e la certezza che quando l'ultima traccia finisce, senti il bisogno di riascoltare tutto daccapo.
L'inizio è folgorante, "Lonely Star" cementa le tracce a venire, quasi dimenticando il precedente (di pochi mesi a dire il vero) "House Of Baloons".
Qui tutto è più dilatato: la musica, le percussioni a tratti ossessive, la voce.
Lontano dal pop e lontano da ogni catalogazione.
Gioielli sparsi la title-track, "The Birds Part 1", "The Zone" con la voce campionata ad libitum in sottofondo, l'infinita ed eterea "Gone" ed i tratti dub della conclusiva "Heaven Or Las Vegas".
Piccolo neo l'acustica (ostica) "Rolling Stone", troppo CraigDaviseggiante, e sinceramente fuori dal mood dell'intera opera.
Chiamatela pure Contemporary R'n'B o Post Dubstep: chiamatela come vi pare, ma infiammatevi ad ogni tratto percussivo, la vera forza di questo disco.
Abel Tesfaye aka The Weeknd ha colpito al cuore.
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