Ciao a tutti voi, questo è il primo disco originale da me acquistato e quindi capirete la mia esigenza di recensirlo, come si fa infatti a non recensire il primo disco, avendone la possibilità ? Si infatti non si può... oltretutto facciatevelo dire, questo è un signor disco, compatto e ruspante come non mai.
Dunque, per chi non conoscesse i suddetti white stripes, sappia che essi sono composti da due simpatici tizi, un ragazzo di nome Jack White e una ragazza di nome Meg altrettanto White, che da soli, sporadicamente aiutai da qualcun altro esterno al gruppo (cioè loro due), anno la sfacciataggine di suonare rock, garage-rock e blues-rock passando pure per il country, riuscendoci anche molto bene.
Io quando acquistai questo cd avevo si e no 14 anni e di musica ne capivo anche meno di ora, ma ricordo comunque che con loro fu un colpo di fulmine a ciel sereno: anastetizzato dal video di Seven Nation Army, passato sporadicamente su mtv (troppo sporadicamente, stavo ore intere davanti mtv in attesa che lo facessero) nella mia testa c'era solo spazio per quel riff di basso, per quelle immagini rosse molto psicadeliche permeate di elefanti e scheletri ambulanti, e per giunta una voce imperiosa mi ordinava di andare a comprare immediatamente quell'album... bei tempi. Io conoscevo gli Stripes solo per quella canzone, cosicchè non ero assolutamente preparato a quanto contenuto nel disco, e infatti all'inizio la delusione fu atroce, mi vergognai persino di averlo acquistato e ci vollero vari mesi e gli sporadici ascolti per intero del ciddì, per carpirne finalmente la bellezza. Ora il disco mi piace, e anche molto: è un disco di rock un po' minimale, ma ispiratissimo, infatti questi due da soli, Jack alla chitarra e Meg alla batteria, sono perfettamente in grado di comporre musica e suonarla in modo molto vivo e comunicativo, mettendo al primo posto le idee e gli arrangiamenti, e solo al secondo tecnicismi e fronzoli vari.
Fin dalla prima Seven Nation Army si capisce che siamo davanti a un lavoro di qualità, con quel riff di basso che ti prende da dietro e che è già un classico, ma soffermarsi a quella canzone non renderebbe giustizia a quest'album, che procede egregiamente con Black Math, pezzo stupendo e dannatamente energico, di quelli che si ascoltano saltando sul divano e scuotendo violentemente la testa su e giù. Con la traccia successiva There's no home for you here le acque si calmano un pò e si passa tranquillamente alla successiva e quasi collegata I just don't know what to do with myself, strutturalmente legata ad un rock più classico, per poi sfociare in In the cold cold night, brano blues molto sensuale, cantato da Meg e fin da subito orecchiabile. Il brano successivo poi è un piccolo gioiello cui unico difetto è che dovrò scriverne il nome (che è chilometrco) ed è I want to be the boy to warm your mother's heart, uno dei miei preferiti di loro, anche per via del calore trasferito dalla chitarra folk ad un punto della canzone.
Per non stare qui ad annoiarvi oltremodo, vorrei citare altre due canzoni ball and buisquit, splendido brano blues di lunga durata nonchè altra perla del disco, e la violentissima little acorns, che è un pò la sintesi di quello che mi aspettavo quando comprai il disco.
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