Circa 40 milioni di italiani amano il calcio. E circa 20 milioni di italiani si ritrovano a "cantare" allo stadio quell'"oh oh oh oh" di merda su un motivetto che, per tanti (tantissimi) di loro è di una canzone dance dei M@D che si chiama "the concert", senza sapere minimamente che quel motivetto tanto orecchiabile è in realtà il riff di chitarra più importante dai tempi di quel bel giro di chitarra distorta che suonava Kurt Cobain all'inizio di "Smells like a teen spirit".

L'autore di codesta impresa è Jack White, chitarra, voce, mente, autore e produttore dei White Stripes, con gli Strokes sono la più importante sensation rock da tanto (tantissimo) tempo a questa parte.

La canzone che contiene il riff si chiama "Seven Nation Army" ed è una delle perle di un album che, nonostante qualche caduta di tono nelle midtempo (come "Balls and Biscuits"), è una pietra miliare del nu-rock. Sia ben chiaro: gli Stripes non hanno creato niente. Il loro è blues rock suonato però in modo minimale (minimalissimo) e con una violenza poco comune nel rock moderno, una sorta di visceralità punk che rende quell'estetica lo-fi bellissima e originale. I pezzi migliori sono i rock'n'roll tirati ("Black Math", "Girl you have no faith in medicine", "Hypnotize") e alcune ballate decisamente ok ("I just don't know what to do with myself" e "I wanna be the boy to warm your mother's hearth").

Un disco da ascoltare e riascoltare, perchè ogni volta vi sembrerà più bello. Potrà sembrarvi anche che Jack e Meg non sappiano suonare e che il suono sia troppo scarno, ma, alla fine, realizzerete che, per quello che fanno e per il loro scopo, tutto ritorna.

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