ENDLESS WHORE.

Apro una parentesi (o "paresi" dato il tema) sulle ultime gesta di questo duo di musicisti "storici" della beneamata isola d'oltremanica. Dico un duo perché in pratica LA BAND non esiste più e qui si sono veramente abbassati a raccattar scampoli di emozioni ormai impantanate negli anni.

Mi trovo, all'Istituto Old Whore Glory a Londra, un casermone fatiscente che ospita i cantanti ormai fuori dal giro per un fatto di età, che si ritrovano qui a fare il karaoke dei loro vecchi pezzi, tra un brodino inzuppato di krackers sbriciolati e un viavai di infermiere-cozze che girano come trottole con vassoi zeppi di pasticche dai nomi stralunati e rassicuranti (ProstaTEX, MemorWHAT?!, WHOareyou etc..).
Oh no... piccoli detrattori, non sono degente mio malgrado ma sono stato invitato per stilare una recensione su questo "Endless Wire" dei recidivi WHO (ora nominati WHOWHAT!? Per l'uso frequente della cornetta del chitarrista ormai mezzo sordo), presentato in ascolto pomeridiano con i due che in playback "cantano" su questo ultimo cd, uscito a distanza di ben 24 anni dal precedente "It's hard" (1982!!).
Originale come presentazione, direi... no?
Sul palco, allestito dalle Madri Sorelle di San Reginald Smith, oltre ai 2 microfoni per le due (brodo)Star, ci stanno due flebo di ricostituenti a fianco con 2 sedie a rotelle più in fondo in penombra (una volta sul palco si cambiavano le chitarre tra un pezzo e l'altro. . . bah, altri concerti forse!).
In prima fila ci stanno i posti riservati ai vips (Liza Minelli, Tony Renis e Barry White su tutti) e più indietro i peones in vestaglia e pigiama, pronti ad osannare i loro idoli, armati di raganelle e trombette da oratorio.
E' l'ora!
Pete e Roger entrano in un tripudio di applausi sorretti da due infermiere, li siedono su due sgabelli ancorandoli con cinghie elastiche onde evitare che si rovescino al primo battimani.
Si parte con "Fragments" ed è un po' l'effetto che fa un po'a tutti: oddio che è? Un misto tra E, L&P e i Dire Straits di 4 secoli fa! Si prosegue con la soporifera "Man in a purple dress" con tanto di voce rantolosa incartavetrata e buona sola per doppiare qualche cattivo di qualche telefilm mattutino su Italia Uno. Più si va avanti e più sembra di ascoltare un LP stantìo come il catarro fossilizzato di un T-Rex.
Avanti con "Mike Post Theme" (che cazzo di titoli poi?), tutto molto mellifluo e insapore, soporifero e moscio come poche.
Ma che tristeeeezza vedere una band leggendaria come questa ridotta in questo stato! Con "In the ether" la voce da pefino fastidio ma tutto il geriatrico se ne sbatte e rimane a cantare i versi proiettati su un gobbo di lato, con Sister HArringa che con ampie bracciate dirige il coro. Ho delle botte improvvise di sonno e frego il cuscino al mio dirimpettaio che russa alla grande e mi accascio comodo con 'sta melassa che deborda fluida e zuccherosa nel mio inconscio ormai più di là che di qua. Arrangiamenti più scontati di un TG di Fede e più ottusi della fede che hanno molti per i TG. Banale, sciapo e cantato DA CANI (rifletto animosamente nella mia fase R. E. M. in fase terminale. . . in pratica gli ultimi 2 album).
La mitica e fridigeriana Sister BigTeeth (da noi srebbe Suor Dentona) improvvisamente applaude e tutti all'unisono si mettono ad applaudire, me compreso, senza sapere chi, cosa e quando e soprattutto "perché".
Avanti con "Two Thousand Years", "God Speaks To Marty Robbins" e "It's Not Enough" e sembra davvero di ascoltare musica di anni fa. . . tremendamente vecchia e risentita almeno un miliardo di volte. . . una cosa patetica nell'interpretazione vocale e musicale, senza alcun mordente e di una piattezza esacerbantemente acrimoniosa (?!). Cazzo, ma mi chiedo: ma ci volevano 25 anni per comporre 'sta mezza cagata?!?
Torno così nel mondo dei sogni, scalciando un 90enne sdentato a pedate dal sua sgabello di frassino che uso come poggia piedi. Il 90enne reclama lo sdraio ma basta una pizza ben assestata sul frontespizio per ridurlo ad un cumulo d'ossa pronte per la cremazione.
E' il turno di "You stand by me" (a quanto mi hanno riferito) in una versione country folk che fa il verso a Johnny Cash e che stenta a stare in piedi come il povero George che canta con la gola che sembra Pappalardo un attimo prima di trasformarsi in Hulk.
Sono ormai sommerso di brodaglia acustica sopra ogni livello di sopportazione acettabile, accartocciato come un homeless su tre sgabelli (o un'homelette su tre padelle) e coperto con due copertine a scacchi marroni e ocra, fottute a chissachi, che sanno di urina e alcool.
Ma quanto cazzo dura ancora sto supplizio?!
E così passano incolori "Sound Round" e "Pick Up the Peace", rocketti sciacquetti da usare al posto dello scolapasta o la seguente "Unholy Trinity" che sembra una ballata irlandese rubata da un out-take del disco di Sprinsteen "We shall overcome" (per altro affatto male) per non parlare della "ballata"(se mi concedete il termine) di "Trilby's Piano" cantata peggio di Omar Simpson quando vaga ubriaco per Springfield.
Machesenanadassero in quel posto anche questi due, penso tra me, che tirano avanti la baracca fin che possono: e come dargli torto?!... facessero quel cazzo che je pare e sti dischi li comprassero tutti i vecchi tardoni nostalgici del cazzo... io mi faccio sta dormita faraonica e chiss'è visto s'è visto, cazzarola... in fondo c'è spazio per tutti... se esiste un mercato per l'anacronistico padano Van DeSfroos o i sempiterni Pooh, va bene che circolino pure questi, ecchecazzo.
Almeno questi QUALCOSA DI GRANDE E INDIMENTICABILE lo hanno fatto in vita loro!!
Dormo ma sento col terzo orecchio "Endless Wire"... questa e altre 3 o 4 brani che non ricordo o che il mio subconscio ha rimosso.
Il tempo di un quarto d'ora e Sister Luxury mi sveglia chiedendomi di alzare gli anfibi che deve spazzare.
Mi sveglio con la bocca impastata e scopro che ormai non è rimasto nessuno.
Via le luci, i musicisti sono in sala mensa, George e Pete nei camerini a mangiarsi il caffellatte coi Plasmon, il pubblico nelle proprie camerate... insomma, improvvisamente mi sento l'unico coglione della serata senza ben sapere bene perché.
E con questa aria di disfatta e con un senso di sconfitta, me ne torno a casa a piedi mogi Moggi mentre in lontananza Sister Cool Hit (che da noi suona molto "colite") mi smadonna dietro per il fango che i miei anfibi hanno lasciato sugli sgabelli.

Forse sono stato cinico e cruento in questo piccolo resoconto poco obiettivo e ancor meno professionale e forse mi sono fatto "distrarre" dal contesto non proprio "invitante" al giudizio. E me ne dispiaccio per quel grappolo di rockettari coi tatuaggi ormai stinti che ci resteranno male per queste mie poche parole denigratorie... ma UN CONTO sono gli WHO e quello che hanno prappresentato e UN ALTRO è questo disco su cui stendo un pietoso velo.

Questo disco sarà sempre e comunque sciatto (negli arrangiamenti e nell'esecuzione) e noioso come pochi (soprattutto nell'interpratazione) e non c'è contesto estetico, retrologia, nostalgia e altro che tenga.
E' proprio vero: l'occhio vuole la sua parte, ma l'orecchio ne esige molta di più.
Ecchecazzo!

Carico i commenti...  con calma