Cofanetto nobilissimo..
Cosa puoi fare quando stai da culo?! Quando non sopporti più nulla?! Quando tutto o quasi ti sembra inutile (o ridicolo o patetico che è pure peggio)?!
Quando anche persone o situazioni che in passato ti facevano almeno sorridere e passare qualche attimo felice e goliardico, ora ti sono indifferenti o ti infastidiscono pure?!
Ti devi dare una scossa con qualcosa di magico, di nuovo ma di vecchio nel mio caso, qualcosa che porti la mente ed il cuore a magiche sensazioni che mi facciano sentire vivo come ero capace di essere... spaccavo il culo a tutti, forse fin troppo, infatti era tutto o quasi falso, mi mettevo la maschera... brutta storia le maschere... fanno male, ti esaltano subito ma ti distruggono poi, ti illudono ma è tutta scena, sei un baro in quel momento, non sei te stesso ... i miei adorati demoni, che male che fanno...
Comunque sia, fanculo, ci ho provato facendomi questo regalo.
Possibile amare il rock e non questi meravigliosi quattro nasoni?!
(Si, si può algol, però è strano ahahah)
Possibile ascoltare “My Generation” senza urlarla e dimenarsi?!
Per me non solo è impossibile, ma pure impensabile.
Perché ho visto che già in un diario di seconda media avevo scritto “The Who” con la
Freccia sulla o all’insù; quindi, pur non capendo un cazzo, loro erano già dentro di me in qualche modo pure prima della triade e dei Sabbath.
Per la Contessina sono quelli della V doppia col nome corto, per me sono il rock’n’roll punto.
Le loro quattro diversissime personalità hanno sempre trovato terreno fertile in me come se ognuno di loro ne rappresentasse una parte: Roger un bullo carismatico e sfrontato, Pete un dannato, depresso triste, insoddisfatto, insicuro che trova nella musica l’unica soddisfazione della sua vita donandosi ad essa con anima e corpo, John che cela dietro alla sua visiva ed apparente compostezza tanta rabbia e lui il mio amato Keith generoso, sensibile, goliardico, romantico, come il suo amico John Henry “Bonzo” Bonham, che sfogava negli eccessi di tutti i tipi la sua innata fragilità emotiva.
Di solito odio le raccolte. Assemblano le canzoni più famose ma non fanno capire nulla di ciò che è fondamentale: la genesi, l’evoluzione ed il vissuto della band, le vicende che stavano vivendo il gruppo e i suoi singoli componenti, l’atmosfera che si respirava mentre si registrava. Manca quindi il succo, ciò che ti fa amare oppure no un musicista, perché oltre la musica, dietro c’è la sua vita e, nel caso di una band, più vissuti e personalità e le interazioni tra loro; tanta roba che una compilation non può certo descrivere.
Queste box però merita davvero. Una pubblicazione di cinque cd con tutti i singoli del gruppo. Un cofanetto fatto molto bene che ripercorre la storia della band. Questi ragazzi hanno tenuto alta e nobilmente issata la bandiera del R&R attraverso quei due magici decenni che tanto amo.
Si parte in viaggio, attraverso ottantasei pezzi per cinque cd. Attraverso brani che hanno fatto la storia e chicche notevoli che manco ricordavo e forse mai ascoltato. Spesso nel lati b si nascondono autentici gioielli poco conosciuti.
Era tantissimo che non ascoltavo la loro discografia ed è stato come scoprirli ancora una volta. Anche se gli “The Who”, ovvio, saranno sempre ricordati, prima di tutto, per i loro concerti. Le loro esibizioni hanno scioccato il mondo del rock. Dal vivo erano speciali e spettacolari; potevano esprimere quella rabbia e quella carica agonistica che in studio era impossibile replicare.
Ancora oggi vedere Daltrey roteare il microfono come un lazo, Townshend saltare e mulinare il braccio come un indemoniato, Moon all’assalto e alla distruzione dei suoi tamburi montando fisicamente proprio sopra di loro e lui Entwistle, là alla destra di Roger, impeccabile, fermo e silenzioso, fare da perfetto contraltare ai suoi tre agitati compagni, è un’esperienza incredibile... come dite voi?! Sarebbero invecchiati bene?! Splendidamente direi.
Dal primo singolo a nome High Numbers “Zoot Suit/I’m The Face” a pezzi che hanno fatto la storia dei loro primi anni “My Generation”, “I Can’t Explane”, “The Kids Are Alright”, “Substitute”, “Happy Jack”, “I Can’t See For Miles”, “Doctor Doctor”, “Magic Bus” si colmano i primi due cd e regalano emozioni e ricordi incredibili.
Come dimenticare in questo periodo i loro strumenti fracassati alla fine di ogni concerto - la vicenda sembra cominciare per “sbaglio” in un concerto in cui Townshend si incazzo’ per il poco spazio, spaccò lo strumento seguito subito da Moon - la scena divenne un vero e proprio rito ad ogni concerto per la felicità del pubblico e dei due sbarellati, di certo molto meno per le finanze del gruppo sempre sull’orlo della bancarotta nonostante il crescente successo.
Oppure la geniale idea del primo manager Pete Meaden di farne la band immagine del movimento mod - non ho mai compreso cosa c’entrassero gli Who con il movimento ed i primi a non saperlo erano proprio loro, ma tant’è per qualche anno fu così (nessuno di loro quattro sapeva niente dei mods e se c’era un rocker fatta persona, quello era Daltrey). Non ho mai nemmeno capito bene io le differenze tra mods e rockers, se non nell’abbigliamento e nel motore utilizzato, ma come sempre, io non faccio testo.
Poi Monterey, il grande festival che li fece affermare definitivamente negli States, un’esibizione leggendaria (tra loro e Jimi bella gara!).
Nel terzo e quarto cd si finisce il decennio lisergico e si entra nei settanta. A farla da padrone sono ovviamente i singoli estratti dalle due opere, soprattutto “Tommy”, meno da “Quadrophenia”, i pezzi di quello che ritengo il loro miglior album nel complesso “Who’s Next” e brani dagli ultimi due album della band.
E giù di storia del rock con pezzi come “Pinball Wizard”, “Summertime Blues”, “See Me, Feel Me”, “Who Are You”, “Won’t Get Fooled Again”, per citarne alcuni a memoria.
Nel quinto si finisce con tutti i singoli usciti dopo la tragica morte di Moon e alcuni pezzi live “mancanti” incisi più tardi in versione “singoli” (Behind Blues Eyes poteva mancare?!).
Per il sottoscritto, tutte cose ascoltate per la prima volta o quasi. Mi sono sempre rifiutato di ascoltare i due album pubblicati appena dopo la sua morte (come i due album dei Doors senza Morrison, per capirci). Nessuno poteva sostituire Keith ne come batterista ne tantomeno come persona. Era e rimarrà unico.
Il grande errore che hanno fatto e che, con il passare degli anni, gli perdono (solo perché hanno fatto capire in seguito che se fossero tornati indietro non lo avrebbero rifatto).
Ma io sono un fottuto romantico ed anche qui non faccio testo. Avrebbero potuto scrivere anche album o pezzi memorabili ma io non li avrei cagati, troppo importanti per me i valori, il rispetto e l’amicizia.
“Real Good-Looking Boy” rimane adorabile...
A tal proposito è anche vero che i quattro non sono mai stati uniti fuori dal contesto del gruppo. Troppo diversi, ognuno con i propri desideri (ossessioni forse è più appropriato). Solamente Moon ed Entwistle coltivarono un forte legame fuori dal palco (contribuì la passione comune anche per droghe, alcol e party). Townshend soffrirà sempre di un malcelato complesso di inferiorità, di paranoie esistenziali che lo porteranno ad avere liti periodiche con i suoi compagni. Persona fragile ed insicura il grande Pete, vera anima del gruppo, sfogò - fortunatamente per tutti noi - ancora più che nei vizi, nella musica tutte le sue debolezze ed anche il suo puro talento di autore, arrivando all’esaurimento vero e proprio durante la scrittura delle sue due Opere (periodo “Tommy” in particolare).
Pure nella vita di gruppo non erano certo un blocco granitico; le registrazioni spesso difficoltose, a volte quasi impossibili e i litigi tra Daltrey e Townshend anche fisici, frequenti. Poi però, quando passi tanti anni insieme, i sentimenti ci sono eccome e la morte di Keith è stata lacerante per tutti e tre (forse più dopo che nell’immediato).
E proprio perché sono un fottuto romantico, la mia grande felicità è vedere Pete e Roger insieme.
Sempre diversi ma amici, compagni, che si rispettano e che ora, da vecchi saggi (almeno in questo il passare del tempo serve), sopportano i difetti dell’altro, ci scherzano sopra. Un paio di amici li hanno visti in concerto a Milano poco tempo fa e mi hanno raccontato di una serata meravigliosa, una magia regalata da due vecchi leoni con anima e classe da vendere. Non ne avevo alcun dubbio.
Cari nobili, un cofanetto veramente da brividi per chi ama questi vecchi ragazzi.
Non ve ne pentirete davvero.
Perché oltre a quelle poche citate canzoni ci sono veramente parecchi brani che non conoscevo che meritano davvero e che non vi anticipo, cover super (“Shout And Shimmy”, “Twist And Shout”, “The Last Time”, “Under My Tumb”, “Barbara Ann”) e sublimi singoli live.
E proprio avere tanta bella roba tutta insieme rende questo cofanetto una nobile storia.
E mentre per la milionesima volta guardo e ascolto “My Generation” con quei due che spaccano, l’altro che balbetta magnificamente e il maestro che rende il basso più regale che mai, saltando e urlando come un ventenne mi dico che....
“Ma perché non andate tutti a farvi fottere”
“Spero di morire prima di diventare vecchio”
Potrei averli scritti io, mi hanno solo anticipato... questi meravigliosi nasi ahahahah
Continuate a divertirvi Roger e Pete
Riposate in pace (ma poi neanche, che vi annoiate!) John e Keith
Buon ascolto!
Carico i commenti... con calma