"The Who By Numbers" è il settimo album in studio della rock band inglese, rilasciato nel 1975. Ed è sicuramente l'album più sottovalutato, poiché è stato pubblicato dopo tre capolavori assoluti quali "Tommy", "Who's next" e "Quadrophenia". Ed essere il successore di un album come "Quadrophenia" che io reputo uno dei migliori album rock di sempre, non è cosa semplice. E per questo motivo, purtroppo, l'album in questione parte in svantaggio. Ma dopo vari ascolti ci si accorge di avere tra le mani un gran bell'album. Sicuramente presenta le canzoni più autobiografiche del compositore e chitarrista Pete Townshend. Egli in queste canzoni sfoga la sua rabbia nei confronti dello star system, la sua esperienza con l'alcool, l'autocommiserazione e la perdita della speranza.

Vengono eliminati i sintetizzatori, che ebbero grande importanza per canzoni simbolo della band quali "Baba O'Riley" e "Won't Get Fooled Again", per privilegiare gli strumenti a corde, ma soprattutto per non rendere troppo elaborate le musiche ed esaltare così i sentimenti e le liriche. L'album si apre con "Slip Kid". Sicuramente non la più bella dell'album e nemmeno la più adatta come ouverture, ma credo che lo scopo secondo il quale questa canzone sia stata messa in apertura è quello di far entrare immediatamente lo spettatore nell'ottica dell'album. Ed è la canzone più adatta a questo scopo. "However Much I Booze" è cantata dal chitarrista Pete Townshend. Pare infatti che il cantante Roger Daltrey la ritenne troppo personale e pensò fosse più giusto che a cantarla fosse il suo compositore. Qui Townshend si descrive come un impostore, un clown di carta e rinuncia ad ogni speranza nel refrain principale che recita "Per quanto io possa alcolizzarmi, non c'è via d'uscita".

Si passa quindi dalla perdita della speranza alla disillusione di "How Many Friends Have" in cui l'autore si chiede appunto quanti amici ha davvero, che lo amino, che lo desiderino, che lo prendano per quello che è. "Success Story" è l'unico brano composto da John Entwistle, il bassista della band scomparso nel 2002. Egli dà un contributo dando una visione cinica e spietata dello star system. Un altro brano sicuramente degno di nota è "Dreaming From The Waist" che fu una presenza fissa nei live dell'epoca, nonostante anni dopo Townshend dichiarò in un'intervista che era la canzone che gli piaceva di meno da suonare dal vivo, insieme a "Sister Disco" dall'album successivo "Who Are You". Tra queste canzoni dal ritmo incalzante e dai testi pessimistici, spiccano due ballate di rara dolcezza, perlopiù dal punto di vista musicale, poiché i testi rimangono contaminati da una macchia di pessimismo. Si tratta di "Imagine A Man" e "They'Re All In Love". La prima sottilmente accompagnata dalla chitarra acustica e un piano dolcissimo, mentre nel ritornello è imprezziosita dal rullo di batteria del mitico Keith Moon, uno dei migliori batteristi di sempre, venuto a mancare troppo presto. La batteria è tutto sommato contenuta, date le esigenze della melodia, ma il timbro è riconoscibilissimo. ("Immagina un passato, nel quale tu avresti voluto vivere, pieno di eroi, cattivi e pazzi. E vedrai la fine"). Nella seconda invece a farla da padrone è sicuramente il piano, che addolcisce un testo non troppo morbido ("Hey goodbye all you punks, stay young and stay high. Hand me my checkbook, while I crawl off to die") forse il punto più alto dell'album.

In mezzo a tanta disperazione compare qualche canzone che può apparire un po' in contrasto con il resto dell'album, come l'hit "Squeeze Box" sicuramente la canzone più conosciuta dell'intero album, dal testo puramente riempitivo ("Lei suona tutta la notte, e la musica è bella. Mamma ha una fisarmonica e papà non riesce mai a dormire la notte"). Oppure "Blue, Red and Gray" che recita "I Like Every Minute Of The Day". A chiudere è una canzone tutto sommato allegra e spensierata nello stile dei primi Who; "In A Hand Or A Face" che lascia un sorriso alla fine dell'ascolto.

Infine possiamo dire che "The Who By Numbers" è un ottimo album. Magnificamente scritto da Townshend, magistralmente suonato, e la splendida voce di Daltrey dà il tocco magico finale. Questo album per me ha anche un valore affettivo non indifferente poiché lo comprai in una splendida giornata mentre mi trovavo a passeggio con la ragazza che frequentavo e che ora è la mia fidanzata (ma questa è una sviolinata personale, chiedo scusa). Consiglio vivamente a tutti l'ascolto di questo bellissimo album sottovalutato, nonostante nel 1993 fu certificato disco di platino in America e d'oro in Inghilterra.

Ultima nota: l'edizione rimasterizzata del disco è arricchita da 3 esecuzioni live, precisamente: "Squeeze Box" nella quale l'ukulele viene sostituito dalla chitarra elettrica, "Behind Blue Eyes" canzone contenuta nell'album del '71 "Who's Next" e "Dreaming From The Waist".

Buon ascolto...

Alla prossima...

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