Non conoscevo questo gruppo indie inglese. E "Coexist" è stato (dei due) il loro primo album a capitarmi tra le mani, che però è il più recente.
Il loro non essere commerciali è un bene: non c'è niente di peggio di una bella canzone "rovinata" dalla sua associazione ad un servizio di uno di quei talk televisivi trash che popolano la programmazione italiana e che ti capita di guardare per sbaglio mentre fai zapping. Quando capita, da quel momento in poi, associo quella canzone a quel determinato servizio e addio bellezza, addio incanto, addio tutto.
Quindi benvenuti ai "The XX" e alla loro poco visibilità al grandissimo pubblico.
Si definiscono un gruppo post-rock: gli strumenti utilizzati sono quelli del rock classico, ma la maniera in cui vengono suonati, gli accostamenti, gli accordi e le tonalità sono tutte "sballate" e più avvicinabili ad altre influenze musicali. La premessa è più che buona.
Si comincia.
La prima canzone è "Angels": armonia pura, la voce di Romy Madley Croft la fa da padrona, ed è un incanto. L'istinto è quello di chiudere gli occhi e assaporare fino all'ultima nota il sound melodico. Sicuramente la più bella dell'album.
In "Chained" la voglia di sperimentare un po' di più si sente: ritmi che si incatenano tra loro dando all'inizio quasi una cacofonia che si dispiega lentamente per poi avvicinarsi ad un finale avvicente.
"Fiction", "Missing" melodie più cupe, con toni quasi stridenti: uno stile quasi gotico oserei dire.
"Tides" il brano più sperimentale forse, con un inizio melodico e un cambio di registro che vira alle sonorità pop.
"Try", "Reunion" , "Sunset", "Swept Away" e "Our Song" perdono quella vèrve che avevano contraddistinto le tracce che le precedevano, ma rimangono comunque molto orecchiabili e non si pensa minimamente di scorrere avanti: le canzoni di questo CD si lasciano ascoltare fino all'ultimo millisecondo.
Come con la prima traccia con "Unfold" si ritorna alla melodia struggente e ipnotizzante, ma stavolta a prevalere è la voce di Oliver Sim ed è per questo che rimane un gradito sotto alla canzone che apre il CD.
Insomma c'è la voglia di sperimentare e ciò riesce piuttosto bene a questi ragazzi, ma rimangono livellati, non si spingono oltre, non rischiano e ciò comporta che ascoltando l'album, gli ultimi brani sembrano un po' troppo simili alle prima, dando l'impressione di una ripetività del sound.
In conclusione, non ci troviamo di fronte ad un capolavoro assoluto, ma nemmeno all'ultimo disco di Maeco Carta.
Sicuramente questo "Coexist" è un buon prodotto che si dovrebbe ascoltare; qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso.
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