Un tweet mi avvisa che il nuovo album degli XX è disponibile in streaming sul sito ufficiale e dunque, privo di ogni sentimento di colpa da scaricamento illegale di file, corro ad ascoltarmelo: facile la vita! L'album d'esordio mi colpì non tanto per l'originalità di molti pezzi e il ricercato sound minimalista, ma piuttosto per il clamore che recensori, riviste, critici e hipster da tutto il mondo gli cucirono intorno, sembrava essere uscito un disco di quelli che l'industria musicale non vedeva da millenni, gli XX meritavano davvero sin da subito un posticino nella storia della musica inglese? Occorrono due cose a mio avviso: il tempo e il secondo disco.
Cos'altro fare se non sentire e dopo giudicare il (sempre fondamentale per ogni band) secondo lavoro, Coexist? The XX - Coexist Andiamo con ordine: Angels è il singolo che ha anticipato Coexist e che apre il disco, c'è solo la voce femminile di Romy per ora, e devo dire che come apertura non è affatto male: lei (in)canta e avvolge l'ascoltatore, sopra un ben confezionato mix di chitarra al delay (molto uduica), basso e archi. Tutto è sempre minimal come al solito, ma il ritornello rimane piacevolmente in testa già dopo un paio di ascolti, ben fatto! Ma ahimè mi devo ricredere, con Angels siamo già ai picchi di Coexist, dopodiché una lenta e inesorabile parabola discendente verso vaste e vaste pianure nelle quali si scorge a tratti qualche altro episodio convincente, e per il resto sembra di sentire una band che non fa altro che rimescolare in tutte le combinazioni possibili sempre i soliti ingredienti: atmosfere notturne, musica ridotta all'osso, un po' di riverbero, voce maschile e voce femminile che a volte cantano da soli, a volte insieme. Islands sta al primo disco come Angels sta a Coexist: purtroppo ora tutto il resto è noia, una minestra riscaldata insomma.
La monocorde voce di Oliver Sim assopisce ulteriormente l'opera, mai un acuto, mai un cambio di registro, solamente un noioso e orizzontale parlato che non riesce né a emozionare né ad impressionare per tecnica o altro. Arrivati alla quarta traccia (Try), Oliver e Romy cantano assieme sopra una dolce melodia elettronica, più interessante del solito, ma anche qui non si conclude nulla: è sicuramente interessante l'approccio minimal che adottano, ma non si agita nulla in questo disco, non esiste un pezzo in cui ci sia qualche cambio di ritmo, assoli o parti strumentali degne di nota. Romy ci delizia solo in partenza, il resto è solo un cantare distaccato, poco convinto, è passata dagli studios tanto per riempire il tempo libero la ragazza? Risultato? L'ascoltatore, almeno per quel che mi riguarda, si trova disorientato, il computer segnala che siamo arrivati alla settima traccia ma nessuno se ne accorge perché, diciamolo chiaro e tondo, Coexist è tutto uguale, piatto e sembra solamente una copia sbiadita del disco d'esordio.
Sembrano musiche più adatte ad un genere ambient, ma anche qui alcune scelte appaiono incomprensibili: 11 pezzi della durata media di tre minuti che, se anche avevano qualcosa di interessante da dire, non hanno avuto il tempo di farlo. Arrivo all'ultima traccia, Our Song, sperando in un "twist-in-the-tail", ma pure qui vengo coinvolto dal nulla cosmico in persona. Una noia eterna che, mi duole ammetterlo, serve solo a conciliare il sonno. Gli hipster avranno il coraggio di acclamare Coexist? Non m'importa, io me ne vado a dormire! Un live di costoro? Certo, in camera mia col pigiama! Buonanotte http://coexist.thexx.info/
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