Gli Zen Circus meritano di più! Questa è la mia amara considerazione e conclusione, a caldo, finito il concerto.
Meritano sicuramente più dello sparuto pubblico che ha assistito a questa serata al Koko club di Castelletto Cervo (BI), prima data del tour 2010. Oramai Appino, Ufo e Karim Qqru sono in giro da parecchi anni, ma solo con l'uscita dello spettacolare "Andate tutti affanculo", sembrano aver trovato quella minima ribalta mediatica che prima era relegata al sottobosco musicale. Ribalta che meritano, perchè dal vivo, le loro canzoni rendono ancor meglio che su disco, sicuramente grazie alla loro presenza scenica che è un ottimo connubio tra il dinamismo e la tecnica. Insomma, se il successo sorriderà loro, sarà tutto guadagnato con anni di dischi e tour e non regalato come la moda del moderno music-business sembra voler imporre. Naturalmente al loro successo non si dovrà chiedere in cambio nessun cambiamento di rotta, la loro ironia e la loro critica pungente e sarcastica dovrà rimanere intatta. Staremo a vedere.
La serata è stata aperta dai locali Meiken, gruppo dedito ad un pop-rock, in cui ho intravisto delle interessanti venature beat, piacevoli e scorrevoli.
Veloce cambio di palco e gli Zen Circus irrompono sulla scena con "Gente di Merda", vera canzone manifesto dell'ultimo album. I loro testi non risparmiano nulla e nessuno, tutto è schietto ed in your face come la loro prestazione. A dimostrazione di quanto credano in questa nuova fase della loro carriera, fa fede la scaletta del concerto che vede oltre a vecchi cavalli di battaglia come "Figlio di puttana", "Vent'anni" e "Vana gloria", la rappresentazione di quasi tutto l'ultimo album.
La geniale "Canzone di Natale"(con telefonata finale inclusa), "Andate tutti affanculo", "Vecchi senza peranza" e "Vuoti a perdere" (purtroppo senza la voce di Nada!) acquistano ancor di più dal vivo e sicuramente rimarranno dei classici anche negli anni a venire. Appino e Ufo sanno tenere il palco da consumate rockstar< e lo spettacolo, fatto di sole luci e sudore, non ha bisogno di altro. Forse di un pubblico meno pauroso di avvicinarsi al palco.
Non manca neppure qualche siparietto divertente, da buoni toscani e il finale affidato alla cover "Wild Wild Life" dei Talking Heads e ad "It's Paradise" (guardatevi il bellissimo video) con una lunga coda noise che vede protagonista Karim, il batterista, un vero saltinbanco.
Che dire, l'eccletticità musicale dei Zen Circus è uscita prepotente: folk, rock, punk, rock'n'roll, blues, noise e cantautorato, possono convivere in modo fresco, geniale e comunicativo. A costo di sembrare retorico, una band del genere, in alcuni paesi, dove il rock è sdoganato, sarebbe da prima pagina e le loro collaborazioni internazionali parlano chiaro. Purtroppo come gli stessi pisani ci insegnano, l'unica cosa che possiamo dire al nostro bel paese è: andate tutti affanculo!
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