Il ritorno dei Theatre Of Tragedy si celebra con questo "Storm" (2006) che ci ripresenta la band dopo ben quattro anni di silenzio ed uno storico cambio di line-up che vede l'abbandono della celebre Liv-Kristine Espenaes in favora della new entry Nell.

Atteso al varco da ex-fans delusi dal precedente "Assembly" il six-piece di Stavanger propone un platter che rappresenta l'ideale continuazione del percorso artistico iniziato con "Musique" nel 2000 seppur parzialmente abbandonando le forte dosi di elettronica ben presenti nel recente passato, oggetto di feroci e, talvolta, incomprensibili critiche da parte del pubblico di parte metal.

Atmosfere sognanti e visioni di eterea dolcezza ci accompagnano nelle dodici composizioni qui proposte, dove la parte del leone la fanno la splendida ugola di Nell ed i morbidi accordi di tastiera di Lorentz Aspen in un perenne incontro scontro tra vibes carichi di modernismo e trame pop-metal di facile presa. Raymond non cambia di una virgola l'impostazione vocale, che si rivela peró piú calda e sinuosa lasciandosi indietro gli aggiustamenti cibernetici ai quali ci eravamo abituati nelle due precedenti fatiche. L'aspetto ritmico si assesta su mid-tempos corposi, distorti alla maniera dell'industrial-metal ma anche capaci di risultare delicati ed avvolgenti nei passaggi piú soft mentre il crunch delle chitarre lascia intravvedere "muscoli" reminiscenti l'attitudine marcatamente hard dei norvegesi. A livello di influenze si respirano atmosfere vicine al dark-pop nel cantato a due voci ove i loops di matrice dance spariscono interamente, dando l'opportunitá al gruppo di poter esplorare nuovi sentieri carichi di emotivitá ed abbandonando una delle caratteristiche che li ha fatti risultare odiosi agli occhi dell'ottusitá di molti ex-ammiratori.

Venendo ai pezzi mi soffermerei sulla bravura a livello compositivo nel saper costruire canzoni efficaci, prive di orpelli o arzigogolature di sorta, pronte ad esplodere in ritornelli che difficilmente risultano banali, arricchiti da un'enfasi canora di gran talento. Adorabile "Storm", splendidamente aperta da semplici accordi d'avorio ed assai efficace nel chorus addolciti da female vocals cristalline mentre "Begin And End" risulta meno malinconica proponendoci ambientazioni pop-rock velate da un'attitudine movimentata nei riffs granitici di Claussen. Si segnala la ballata "Fade" nella quale il lavoro vocale di Nell é prominente, trascinandoci in un dolce uragano di sogni estivi e solari ma anche affrescata da tonalitá nostalgiche molto profonde. Diverso l'approccio in "Exile" e "Disintegration" nelle quali si ripresentano alcune delle architetture sonore giá utilizzate in "Assembly", tra breaks elettronici, chitarroni dilatati e ritmiche ora cariche di fredda soliditá ora vellutate e sottili. Ottimo lo scambio di emozioni dietro al microfono, caratteristica peculiare dei nostri che oggigiorno si esprime in maniera differente ma sempre si rivela unica ed azzeccata.

La chiusura affidata al gioiellino di "Debris" si intona perfettemante con il nuovo corso, inondandoci di vellutate emozioni intensamente accoppiate ad un riffing scontroso di chiara dervazione doom-metal che, seppur non preponderante come ai tempi dell'omonimo debut-album, rimane ben presente nella struttura dei singoli pezzi, mai sparendo nemmeno negli episodi piú fragili e melodiosi qui proposti.

Insomma un lavoro maturo, coerente e senz'altro dotato di quell'essenzialitá che mancava nelle sperimentazioni degli ultimi sei anni, in grado di mantenere intatto il valore artistico dei norvegesi dando loro l'opportunitá di continuare una ricerca sonora che sembra non avere limiti o paure di sorta. Lo scetticismo che li accompagna non verrá sfatato da questo "Storm" ma anche coloro i quali li hanno tanto derisi potrebbero trovarvi spunti interessanti. Graditissimo comeback.

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