Dopo un sodalizio durato circa due lustri con il co-fondatore e leader del gruppo, il carismatico Lord Vampyr, i nostrani vampiri tornano dopo un solo anno dalla pubblicazione dell'amato-odiato "Nightbreed of Macabria" con un nuovo album, che ci porta su una rotta ben diversa a quella cui ci aveva abituato la band con i precedenti lavori. Ascoltando quest'album molti rimarranno delusi (mi riferisco chiaramente ai fan di vecchia data, legati a capolavori come "Bloody Lunatic Asylum"), molti sapranno apprezzarlo (gli ascoltatori meno intransigenti e coloro che li hanno sempre sostenuti) e in molti lo ameranno (la nuova schiera di gothic-metal kids). Resta il fatto che nessuno potrà accusare la band di essersi ripetuta lavoro dopo lavoro (come molti loro colleghi sono abituati a fare) ancorandosi a delle tematiche che con il corso degli anni sono diventate stantie.
I Nostri sono sicuramente ancora legati alle tematiche gotico-vampiriche, ma queste ci vengono presentate in una veste diversa: una veste ancora più romantica, sofisticata e passionale. La carica sensuale che emanano le canzoni è dovuta sicuramente alle capacità vocali di Sonya Scarlet (unica singer e songwriter dopo la dipartita di Lord Vampyr) affiancata in tutte le tracce da ospiti illustri.
Il sound della band si è completamente distaccato dal gothic/black metal degli esordi e dalle atmosfere orrorifiche di "Nightbreed of Macabria", per andare a pescare nell'elettronica e nella dark-wave degli anni 80. Onnipresenti le tastiere, buoni il basso e la batteria, un po' dimesse le chitarre (dei suoni più potenti avrebbero sicuramente stonato con il resto). Apprezzabili gli interventi delle guest-vocals maschili, anche se con quest'operazione sembra che la band abbia cercato di colmare la mancanza di una vera voce protagonista, come sapeva esserla quella di Lord Vampyr. Questa non vuole comunque essere una critica alla voce di Sonya, che si adatta perfettamente a parti semi-operistiche ("Solitude"), ad altre ossessive e quasi urlate ("Pleasure And Pain") e in altre dove vagamente ricorda lo stile dell'ex-collega. Se proprio devo trovare il pelo nell'uovo, mi sembra che il tutto sia poco profondo (la sensazione la riscontro soprattutto nei testi e nelle strutture non troppo complicate). Mi sembra che i Nostri si siano imposti di comporre un album in breve tempo (nonostante questa non sia una novità in casa TDV), per fare il compitino e regalare al più presto possibile qualcosa di nuovo, senza lasciare maturare qualcosa di veramente sentito.
In conclusione, "Pleasure And Pain" è un album che segna in modo definitivo il distacco dal passato e che apre le porte a quello che sarà il futuro (con questi presupposti sicuramente roseo) dei Theatres Des Vampires, che di per se non presenta molti punti deboli, ma nemmeno dei picchi altissimi (rimpiango amaramente i bei tempi di "Bloody Lunatic Asylum"). Tuttavia non posso esimermi dall'esprimere un giudizio positivo, che probabilmente è dovuto alla mia grande ammirazione per queste persone, ed al mio totale appoggio in qualsiasi loro scelta.
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