"Troublegum" (1994) era stato un grande album: e probabilmente anche i critici che al tempo accusavano la band irlandese di essersi imborghesita lasciandosi (non del tutto) alle spalle il proprio passato noise-industriale, in segreto scuotevano la testa soddisfatti al ritmo di quel potente impasto Pixies-Husker-Pop-Metallico.

Non da meno il successivo "Infernal Love", il "gemello oscuro" del precedente, che, senza sacrificare la potenza, accentuava le sfumature gotiche e decadenti caratteristiche della band, in modo magari un po' stucchevole, ma affascinante.

Dopo queste due prove notevoli (più precisamente, nel 1998), la band assunse un nuovo chitarrista (Martin McCarrick) e registro questo "Semi-Detached", che purtroppo si rivelò una mezza delusione.

Eppure non è quello che si dice un album "brutto": gli ingredienti sono gli stessi dei suoi illustri predecessori, peraltro arricchiti con un po' delle sonorità più aspre e rumorose che avevano caratterizzato i primi lavori. Probabilmente, l'intenzione dei quattro irlandesi era quella di incidere un "album della maturità" che, appunto, fornisse un compendio delle diverse sonorità esplorate all' interno della allora decennale carriera.

Al momento dell'ascolto, però, si ha l'impressione di un album non bene a fuoco, incerto sulla via da percorrere, abbastanza "riciclato". L'incertezza che domina il disco si riflette all'interno delle singole canzoni: ad esempio "Tightrope Walker", che dopo una promettente partenza alla Jesus Lizard si auto-affossa in un inspiegabile ritornello "catchy" in stile Blink-182 che stona tantissimo. Ma, se anche i pezzi più "noisy" ("Safe", "Tramline") e buona parte di quelli più Troublegum-style coinvolgono poco, l'album contiene comunque canzoni che si fanno ricordare, sebbene la sensazione di "già sentito" sia una presenza più o meno costante: così i ganci melodici di "Lonely, Crying Only" e "Heaven's Gate", i riffoni massicci di "Black Eye, Purple Sky", la nenia depressa post-grunge della conclusiva "The Boy Is Asleep" (una specie di auto-plagio di "A Moment Of Clarity" presente sul disco precedente, ma vabbè) e soprattutto la drammatica e intensa cavalcata di "Straight Life" (che da sola vale i 3 pallini) sono lì a ricordarci che la classe non è acqua. E anche, perchè no, a farci venir voglia di riascoltare tutto "Troublegum" per l'ennesima volta.

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