Per capire cos'è stato il "funeral doom" è necessario ascoltare e riascoltare l'unico album ufficiale pubblicato dei Thergothon ed intitolato "Stream From The Heavens". Tuttavia ritengo altrettanto necessario dare un ascolto alla loro prima demo, demo che reca il seguente ed illeggibile titolo: "Fhtagn nagh Yog-Sothoth ". Opera nerissima ed opprimente quella da me presa in esame, opera generata nell'ormai preistorico 1991 e sulla quale nessuno avrebbe scommesso un solo centesimo.
I Thergothon altro non erano che Niko Skorpio (voce), Nikko Ruotsalainen (chitarra e basso) e Jori Sjöroos (batteria), un gruppo di giovani finlandesi di poche speranze che tentarono, ai tempi senza molto successo, di rallentare ulteriormente il doom metal di bands come Candlemass, Paradise Lost e Cathedral; coniugando queste sonorità con un bassissimo ed inusuale "growl" (grugnito di derivazione death metal) e con l'utilizzo di tastiere spettrali. La formazione era animata dal più nero e tetro pessimismo oltre che da suggestioni letterarie di chiara matrice lovercraftiana ma, credetemi, la loro concezione del doom era, e rimane, una delle più cupe e disumane mai partorite nella storia del metallo più o meno pesante.
La durata media dei brani presenti su "Fhtagn nagh Yog-Sothoth" è di circa 7 minuti, quindi potrete ben capire di quali colossi alla moviola stiamo parlando e quali funesti monumenti sonori vi accingerete ad ascoltare.
Una produzione sepolcrale ed estremamente povera, riffs di chitarra lentissimi ma carichi di un fascino morboso, un batterista che sembra affetto da bradipismo, il suono minimale e saltuario di una tastiera ed una voce fatalista che declama strane frasi, frasi appartenenti a mondi paralleli. Tutto questo è fantastico! Tutto questo è destinato ad entrare negli annali della storia del doom e, più in generale, nel novero di quelle opere che hanno fatto della mestizia sonora il proprio tratto distintivo.
I brani contenuti in questa demo sono quattro e sono tutti piuttosto omogenei.
"Elemental" è purissimo doom funereo. Le chitarre pesantissime ed il vocione death metal dettano legge anche se, ad un certo punto, un riff meno tetro degli altri sembra aprire uno strettissimo spiraglio di luce e, con il suo arrivo, possiamo anche udire una voce pulita, quasi sussurrata. Successivamente una tastiera soffusa inizia ad emettere alcune graziose note ma, in breve, si ritorna nella lentissima ed opprimente bolgia infernale.
"Evoken" è un pezzo, se vogliamo, ancora più cupo ed asfissiante del precedente, un pezzo nuovamente giocato sulla lentezza disarmante di chitarre e batteria e corredato dalla tremenda voce di Niko Skorpio. Anche in questa track possiamo udire un riff leggermente melodico ma si tratta, come al solito, di un espediente che i Thergothon utilizzano per impreziosire ulteriormente le loro composizioni.
"Yet The Watchers Guard" è un brano capace di suscitare visioni spettrali di ogni genere e sorta! Di nuovo lentezza disarmante, senso di sconfitta e contemplazione del nulla cosmico. Chiude le danze la tristissima e breve "Yet The Watchers Guard", con una voce ora recitata, ora pulita ed infine disumana.
Una demo prodotta in qualche catacomba finldandese (sono mai esistite da quelle parti?), che farà la gioia del doomster più malinconico ma anche dell'amante di quelle sonorità minimali e disumanizzanti tanto in voga in certi settori del metal più sperimentale.
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