Il surrogato di questo disco, la sua filosofia, l'atmosfera di sacralità che in esso si respira, sono insiti proprio in questo aforisma: esplorare la parte oscura. Certo i Therion, autori di questa encomiabile opera, non vorranno riferirsi ai sequel di "Guerre Stellari". Piuttosto ad un misticismo dell'"unico" e dell'"auto-deificazione", tanto caro alla tradizione Ermetica non ortodossa.
Qui si parla di Cabala, di simbolismi e "segreti" donati dalla rune, quelli basati sul sistema di interpretazione della Cabala stessa, elaborato dall'erudito, mistico, filosofo, poeta e scrittore Johannes Thomae Bureus Agrivillensis, precettore del Re Gustavo di Svezia, che passò la vita ad interessarsi di come adattare i sistemi ermetici della sua epoca (parliamo del periodo a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo e quindi, per forza di cose di Rosa+Croce in primis) ad un'idea che per quell'epoca sembrava assurda. Ovvio, per chi si interessava di Ermetismo: creare un sistema di interpretazione dei segni basato non sui classici simboli ebraici, ma bensì sulle cinquanta rune in possesso della tradizione nordica e scandinava in particolare.
Per fare questo, egli dovette stravolgere le "letture" allora considerate proprie e corrette, creandone una nuova, che venne poi detta "Uppsalica". Forse questo strano e particolare personaggio non avrebbe mai immaginato di avere come allievi e studiosi del suo sapere gente del calibro di Papus o Aleister Crowley, che fecero della Cabala Uppsalica, un metodo di studio delle scienze occulte prettamente europeizzato, e quindi slegato dai canoni del misticismo giudaico.
Cose ardue, cose dell'altro mondo verrebbe da dire. Ma i Therion, lo sa bene chi li ama e li segue da tempo, in questo genere di argomenti ci sguazzano a meraviglia, ed il risultato non poteva che essere, proprio, "Gothic Kabbalah", un concept incentrato sulla vita del già citato Bureus, che di diritto va a far parte della quadrilogia che la band sta dando alle stampe, ed il cui ultimo capitolo, con le rimanenti canzoni a far cinquanta in tutto, verrà pubblicato nel 2009.
Per ora però dobbiamo "accontentarci" di questo dischetto che porta in sé ben ottanta e passa minuti di musica che, come nella migliore tradizione della casa, risultano essere ostici ai primi ascolti, godibilissimi e ricchi di spunti infiniti man mano che se ne riescono a percepire i molteplici sensi.
Anche stavolta, come successe per "Lemuria/Sirius B" i dischi sono due, e se nel caso di questi due album era data l'opportunità all'ascoltatore di apprezzare uno o l'altro, visto che venivano venduti separatamente, per il presente il discorso è diverso: due dischi venduti assieme. Mastodontici, epici, cangianti, disarmanti, perfetti da ogni punto di vista li si voglia analizzare.
La produzione per esempio. Messa nelle mani di un produttore che già ha lavorato con Rammstein, Europe, ecc.; la qualità altissima dei contenuti, che non serve ribadire sia eccellente, e poi le melodie. Quelle sono il punto forte di questo album, di questa opera: sempre in bilico tra un Heavy Metal roccioso e pesante, ed un goticismo di gusto apocalittico che regala perle messe su pentagramma che difficilmente potrebbe qualcun altro riprodurre. E' per esempio il caso di "The Perennial Sophia" con il suo struggente incedere, magicamente sublime, o di "Der Mitternachtslöwe" prima traccia del primo disco, che si perde nei barocchismi pomposi del sinfonismo e dell'opera lirica, cambiandone i connotati e portandoli su di un piano dinamico, imprevedibile, sublime.
In questo monumento al gotico e all'immaginifico trovano posto momenti per dimenticarsi d'essere fatti di carne, ed altri per deliziarsi dello straordinario talento della band. Due esempi rappresentativi potrebbero essere "Close Up the Streams" per la prima ipotesi, e "Son of the Staves of Time" per la seconda. Questa, tra i capitoli più legati al classico Metal a stelle e a strisce di qualità. Impossibile stare fermi ascoltandola.
Non state a sentire chi vuole trovare le molteplici influenze dei Therion in questo disco, arrivando a tacciarli persino di plagio in certi casi; è tutta fatica sprecata! Ce ne sono di molteplici di influenze, ma chi conosce la band sa benissimo che la loro bravura sta nel rielaborare i concetti e non nell'inventarli, convertirli, "trasmutarli", già che siamo in argomento. E per quanto riguarda i Therion, essi sono capacissimi di trasmutare il piombo in oro, perché tutto quello su cui mettono le mani diventa una favola, una sinfonia magnifica che non ha prezzo. Inestimabile.
Se poi voleste cercare qualcosa di ancora più intricato ed intimo, che molti punti ha a che vedere con certo Progressive settantiano, non avete che da chiedere. La seconda parte del disco, infatti, è incentrata proprio sul maggior piglio psichedelico, vetusto, sinfonico ed epico.
Credo che a buona ragione la band abbia dovuto pubblicare questa opera in due parti. Condensarne il contenuto in un solo disco sarebbe stato estremamente dispersivo. Molte cose fatte nel primo non collimano proprio con quelle fatte nel secondo (si prenda, per esempio "The Wand of Abaris" con quel suo piano e l'organo di primo attacco che sembrano cadere dal cielo per quanto si stringono, s'avvolgono e computano di cose che solo ad occhi chiusi si possono immaginare), ma ciò non vuol dire che questo sia un punto a loro sfavore. Anzi. "Path to Arcady", "Chain of Minerva (2012)", ma soprattutto "Adulruna Rediviva" vi trasporteranno in un mondo che difficilmente riuscirete a realizzare, e se riuscirete a farlo, di certo non vi sarà facile liberarvi di tutto il fardello di tragicità e di omicida senso onirico che portano. L'unica eccezione, se proprio ci si vuol ricordare che i Therion sono sempre e comunque una band dedita all'Heavy Metal è "TOF - The Trinity", altro distillato di potenza e di tecnicismo che però sarebbe stato certamente meglio messo nel primo cd.
Questi sono certamente dettagli. Dettagli che non cambiano il giudizio che mi sono fatto di questo disco: e cioè che sia una perla unica, preziosa, da far propria gelosamente; come, del resto, tutta quanta la maggior parte della discografia di questa band che, passando gli anni, non finisce mai non dico di stupire. No! Sarebbe troppo semplice! Ma bensì di sbalordire. Forse nemmeno questa potrebbe essere la giusta parola per descrivere compiutamente tutte le emozionanti storie narrate da questi figuri, che non si sa bene se siano usciti da qualche racconto fantascientifico o da qualche scritto ermetico perduto nel tempo.
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