Il cielo del rock è sempre stato attraversato da meteore e stelle cadenti, gruppi che hanno pubblicato 1 o 2 albums decisamente ben fatti e poi improvvisamente si sono polverizzati nell'atmosfera, lasciando una scia di luce che spesso è scomparsa velocemente.

Come i Think Tree per esempio, un quintetto di Boston formato dai tastieristi Krishna Venkatesh e Paul Lanctot, il cantante Peter Moore, il batterista Jeff Biegert e il chitarrista Will Ragano. I Think Tree nella loro breve carriera hanno pubblicato soltanto un singolo ("Hire a Bird", 1989), un ep ("Eight/Thirteen, 1990), un album ("Like The Idea", 1992) e poi si sono dissolti nel nulla.

Mi ricordo che adocchiai quest'album perchè mi aveva incuriosito il nome del gruppo e mi piaceva il disegno della copertina del cd, un pimpante neonato circondato da un'aura luminosa che è seduto sul mondo e che tiene in braccio una bottiglia più grande di lui. Nell'etichetta della bottiglia è riprodotto il medesimo disegno e quindi si viene a creare un gioco di prospettiva che tende all'infinito. Molto psichedelico!

Dei Think Tree però non sapevo assolutamente una mazza, in teoria potevano fare anche cover di canzoni di Claudio Villa ma l'istinto continuava a dirmi che un cd con una copertina simile doveva per forza essere interessante e quindi lo acquistai praticamente a scatola chiusa. Devo dire che, almeno in quella occasione (in altre mi aveva spinto ad acquistare delle chiaviche inascoltabili), il mio istinto si comportò egregiamente.

"Like The Idea" è composto da 12 brani (più 8 stacchetti creati con il sampler che non superano il minuto) che sono dei veri e propri collages di world music, funky, folk, industrial, voci sgangherate, coretti in falsetto alla Frank Zappa, divagazioni elettroniche e campionamenti a go go, il tutto condito con una buona dose di umorismo e ironia alla They Might Be Giants. La ritmica è potente e precisa, gli assoli secchi ed essenziali, il sound è moderno e compatto: l'album è accattivante e ha tutti gli ingredienti per piacere.

Per di più è costellato di idee insolite e trovate ad effetto come l'intermezzo di musica giapponese e campanelli dissonanti in "Doh", gli arrangiamenti western stile Wall Of Voodoo in "Rattlesnake", lo stacchetto cacofonico e il finale rumorista di "Break The Mirror". Ma quasi tutti i brani si distinguono per la loro originalità: "Eye For Eye" è una sorta di blues psichedelico con coretti vari, "Porcupine Coat" è un funky shembo e sguaiato, "The Living Room" è una ballata arabeggiante in puro stile world music, "Mamther" è una cantilena lenta e ipnotica ai profumi d'oriente, "All We Like Sheep?" e "Holy Cow" sono 2 cavalcate industrial - zappiane che potrebbero essere state scritte da un Trent Reznor completamente ubriaco. In generale nessun brano può essere considerato banale, ad eccezione forse di "Everything Is Equal" che in realtà è un bel funky alla Living Colours ma la cui "normalità" stona un po' con l'eccentricità globale dell'album.

Comunque non sono tutte rose e fiori, qualche difettuccio ce l'ha pure quest'album. Ad esempio i brani sono così diversi tra loro che "Like The Idea" sembra più una compilation di pezzi di vari gruppi che non il lavoro di una sola band e i passaggi campionati che dovrebbero essere il collante tra le canzoni e dare quindi un senso di continuità all'album in realtà lo rendono ancora più frammentario e confusionario. E poi, come può permettersi una band quasi esordiente di imitare Frank Zappa, scopiazzare i Living Colours, fare il verso ai Nine Inch Nails e interpretare brani della tradizione orientale senza essere irritante e cadere nel ridicolo? I 5 bostoniani ci riescono grazie alla loro sfrontatezza e alla loro lucida follia, ma soprattutto grazie al loro innegabile talento. Talento, non passione, perchè nei loro brani non c'è traccia di emozione e spontaneità e il loro sound è freddo e levigato come un cubo di Rubik. Chi nella musica cerca sospiri e palpitazioni cardiache è pregato di rivolgersi altrove.

"Like The Idea" stranamente fu poco apprezzato da critica e pubblico e quindi l'anno dopo i Think Tree decisero di dividersi e di andare ognuno per la propria strada. Forse la loro vena creativa era già esaurita o forse l'insuccesso dell'album aveva creato delle tensioni all'interno del gruppo. Comunque alcuni mesi dopo Peter, Jeff e Will si rimetteranno insieme e fonderanno i Count Zero, gruppo che a tutt'oggi è ancora vivo e vegeto e sforna albums interessanti con una certa regolarità, ma questa è un'altra storia.

Per concludere "Like The Idea" è sicuramente un album cerebrale, discontinuo e pretenzioso ma a me piace parecchio e lo considero un piccolo capolavoro nel suo genere. Come voto meriterebbe 3,5 ma siccome su DeBaser le mezze palle non esistono gli affibbio 4 palle intere belle piene. Saluti.

Carico i commenti...  con calma