Charles Bullen, Charles Hayward e Gareth Williams sono dei geni malefici, funesti e gioiosamente dannosi.
Gli unici coraggiosi e abili nel saper distorcere, falsare ed alterare gli Henry Cow, i Residents e altri estrosi degli anni Settanta sono loro. Loop, overdub, lied da camera a tinte nere, voce androide e orrorifici mantra tibetani. Questo è quello che ci regala il primo lavoro omonimo.
Siamo nel 1980. Un periodo della serie: "chi più ne ha più ne metta". C'è di tutto.
Nevrosi e paura della vita fuse con la calma e la lungimiranza intellettualoide. La classica realtà unica, inaccostabile, imparagonabile.
Prima di approdare al sagace "Deceit" del 1981, nello stesso anno veniamo a conoscenza dell'EP "Health And Efficiency". E' formato da 2 canzoni, la titletrack e "Graphic / Varispeed". Ci attira l'attenzione un iniziale sospetto che ci si possa imbattere in un'edificante ed assicurante struttura quadrata. La chitarra, con quegli stilemi troppo seminali per il noise e non solo, disegna gli sviluppi dell'asettica voce per poi contorcersi e frammentarsi. Si sconfina in un mantra industrial, rumoristico. Senza saperlo quei grigi incastri geometrici del terzo minuto anticiperanno qualcosina che prenderà il nome di "Math Rock", ma questo è giusto per inquadrare una perizia così straripante.
Poco dopo si fa inabissare il cervello nei giochi elettronici di "Graphic / Varispeed". Si manipola Cage e la concezione dadaista in un solo brano. Già ci avevano shockato con tutto ciò con "Not Waving" e "Twilight Furniture", ma il surrealismo di questo statico drone riesce ad esplicare un'infinito puzzle camaleontico.
E' come osservare un quadro di Rothko. Tutto così fermo e immobilmente in movimento.
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