A cinque anni dal riuscito “Tomorrow’s Modern Boxes” e a soli otto mesi dalla soundtrack del remake di “Suspiria” (a firma Luca Guadagnino), con scarso preavviso e praticamente a sorpresa è uscito un nuovo lavoro solista di Thom Yorke.
Si chiama “Anima”, è prodotto dal sodale ed ormai imprescindibile Nigel Godrich, ed è stato anticipato da una campagna promozionale originale ed innovativa come da tradizione della casa (una serie di poster appesi in giro per il mondo che pubblicizzano una società fittizia – la “Anima Technologies” - promette un recupero dei sogni andati perduti tramite una “dream camera”; sui poster è presente un numero di telefono, e chiamandolo si sente una parte della traccia “Not The News”).
Il disco nasce da un periodo nel quale il frontman britannico ha sofferto di un blocco dello scrittore, e non è altro che una prosecuzione del discorso iniziato con “Tomorrow’s Modern Boxes”, e (come lecito aspettarsi da Yorke) ne è un’estremizzazione e rappresenta un ulteriore passo avanti verso la destrutturazione della forma canzone. I pezzi sono un insieme di frammenti sonori che Yorke ha inviato a Godrich per essere rielaborati ed uniti insieme; Godrich ha poi ri-inviato il materiale lavorato allo stesso leader dei Radiohead, che ha provveduto ad innestare delle linee vocali nel suo tipico stile frammentario e claustrofobico (“Traffic”, “Twist”).
Sono pochi i momenti di quiete (il lamento monocorde di “Dawn Chorus”, il pulsare vagamente da club di “I Am A Very Rude Person”, strepitosa) in mezzo ad un mare di schegge sonore electro, sintetizzatori impazziti (“Last I Heard… (He Was Circling The Rain)”) e pulsazioni che sembrano provenire da pianeti lontani (il “singolo” “Not The News”).
Due soli i pezzi nei quali compare un batterista “vero”: si tratta di “The Axe” (classico pezzo dove Yorke si lamenta del suo rapporto incerto con la tecnologia), ove compare Joey Waronker degli Atoms For Peace, e la serrata “Impossible Knots”, arricchita dalla batteria accelerata nientepopodimeno che di Phil Selway dei Radiohead. Chiude “Runwayaway”, ed il caos (finalmente) esplode del tutto.
“Anima” è un ottimo disco, che aggiunge l’ennesimo mattoncino al viaggio di ricerca intrapreso dal buon vecchio Thom. Vedremo dove questo porterà nel caso di un eventuale nuova avventura discografica della casa madre Radiohead.
Brano migliore: I Am A Very Rude Person
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