Delle volte uno comincia, ma mica si immagina che non finirà più, che tutte le sua attese e le sue previsioni saranno spazzate via come fuscelli, sì , come fuscelli al vento.

Se poi di previsioni non ne ha formulate, né ha sviluppato particolari attese, ma semplicemente ha cominciato, quell'uno che mica si immagina che non finirà più, si ritrova come disperso in un enorme oceano, al quale inaspettatamente il corso d'acqua che stava seguendo l'ha condotto. Eppure i corsi d'acqua tendono tutti all'oceano, è risaputo, ma è facile che uno se ne dimentichi, o che trascuri questo dettaglio tutt'altro che insignificante, preso com'è dall'indaffarato brulicare di ormoni favorito dall'eccitamento che si prova, quando ci si accinge a incominciare. A cominciare un'opera di qualsiasi tipo, s'intende. Se poi l'opera, la fatica, non è altro che quello cui solitamente ci si riferisce con l'espressione di afflato letterario, o poetico che dir si voglia, bè , allora stiamo freschi. Un certo tedesco di Lubecca, sta fresco pure lui.

Quando comincia a scrivere ispirandosi alla visita fatta ad un sanatorio per tubercolotici in Svizzera, prevede di riuscire a cavarne fuori un raccontino, una short story, una sorta di versione umoristica de La morte a Venezia. Tommaso il tedesco si aspetta pure che questa azzardata previsione si realizzi, puntuale. Si è perso nell'oceano pure lui. D'altronde c'era da aspettarselo, conoscendo le tendenze di Herr Mann alla divagazione e alla speculazione, ma soprattutto, cosa ti puoi aspettare se decidi di scrivere un libro con una prosa da umorista inglese, lenta e musicale, bavosa? Sì, ho detto bavosa. Leggere la prosa de La montagna incantata spesso riporta alla mente, o perlomeno riporta alla mia mente, l'immagine di un verme bavoso che si muove, che striscia lentamente, con la caratteristica flemma dei bavosi, dei vermi, che non si sa bene cosa vogliano fare, anzi non si sa bene se nemmeno sanno cosa stanno facendo, dove stanno andando: avanti adagio, poi una legggera curva a sinistra, avanti adagio, altra leggera curva a sinistra, indietro?!?

Ma così ritorni all'inizio bavoso, che fai? In realtà, a differenza dei vermi, il nostro Thomas sa esattamente dove sta andando e perché. Con questa sua partitura musicale con parole, che accelera, poi rallenta , poi alza il tono, poi lo abbassa..con questa scrittura orchestrale dicevo, Thomas Mann racconta una storia, la storia di un mediocre borghese di pianura, novello ingegnere, all'anagrafe Hans Castorp, e del suo curioso viaggio sulle montagne svizzere, andando a trovare suo cugino in un sanatorio per la cura della tubercolosi.

Tempo di soggiorno previsto per la visita: tre settimane. Povero illuso Hans Castorp. In montagna , nel sanatorio, il tempo funziona diversamente rispetto alla pianura borghese e ingegnosa. Qui il tuo primo giorno dura 90 pagine, mentre la tua ultima settimana si liquida in poche righe. Qui sarai costretto a rimanere ben oltre il tempo previsto. Infatti ti sarà diagnosticata la tubercolosi anche a te, e sarai costretto a prolungare il tuo soggiorno in mezzo a questi malati mezzi matti da cui speravi invece di separarti presto.

Cosi è. Spiace.

Ancora altre pagine con l'eccentrico consigliere Behrens, il superbo illuminista Settembrini, l'atipico gesuita Naptha, l'affascinante Madame Cauchat, tuo cugino Joachim dagli occhi buoni..ma non disperare, il tuo narratore ha in serbo una storia almeno singolare per te, giocata tutta su ripetizioni e rimandi, riproposizioni di formulette, frasi , pensieri, situazioni identiche a sé stesse o addirittura rovesciate a centinaia di pagine l'una dall'altra. Tutto questo andirivieni non sarà vacuo e inutile: la strana disparità di pagine dedicata alle prime settimane del tuo soggiorno ti darà modo di pensare al tempo e alla sua relatività , l'incontro improvviso con la malattia e la morte ti aprirà le porte alla vita, o quanto meno ad un certo ideale di vita, e di umanità anche, forse un sogno di umanità più che altro, coltivato accuratamente e spronato dagli incontri con Settembrini l'umanista, dal quale poi ti affrancherai per tentare una sintesi tutta tua. Partirai dall'amore, l'amore per una donna, Madame Cauchat, e scoprirai forse un altro tipo di amore, migliore e più importante, forse. Tutto questo in centinaia e centinaia di pagine di pensieri, impressioni, supposizioni, dialoghi, monologhi, soliloqui, interpretazioni , simbolismi, metafore, incontri impressionanti e memorie ricorrenti. Tutto questo per te. Per te, mica per un altro, caro Hans. Te che eri un mediocre borghese di pianura mi diventi come un moderno Perceval alla ricerca del Santo Graal, no non la magica coppa, il Graal per te è qualcosa d'altro, il senso dell'umano, il suo ideale e la sua consistenza, il suo sogno, forse.

E poi basta, il rombo di tuono farà scoppiare la guerra.

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