Arrivano dalla provincia di Cuneo e sono in giro dal 2011 i Those Of The Cellar. Un arco temporale a loro utile nel cercare la propria collocazione in chiave artistica e testare direttamente cosa significhi fare musica, specie in un Paese tutt’altro che ricettivo come il nostro. Dopo un demo e l’esordio “Neuropoli” eccoli nuovamente tra noi con “La pace di Nettuno”, album che ci pone dinnanzi a una band che sa essere molto interessante nelle vesti di “paroliere” e che al tempo stesso va però a percorrere un percorso musicale assai insidioso, quello che vede il termine crossover-metal alla base. Ok, il marchio Linea 77 sarà la prima cosa che avrete in testa dopo pochi ascolti complice la scelta di proporsi in madrelingua (e fondamentalmente le regole sono sempre le stesse: due voci, chitarre abili nel creare un muro sonoro a prova di bombe dove l’elettronica riesce a dar ancor più carattere al sound), ma più che una vile scopiazzatura credo siamo di fronte a un progetto dalle buone idee che ha semplicemente scelto la via più personale (ossia quella del proprio gusto in fatto di musica) per dare una quadra al tutto. Come anticipato i testi sono sicuramente il punto a favore di questo lavoro, interessanti e se non altro ben scritti rispetto a quella moltitudine di nomi che tentano questa soluzione con pessimi risultati. Una band affiatata che cerca se non altro di andare oltre l’ovvietà dell’essere amarcord attraverso synth e soluzioni care alla scena alternative statunitense in voga oggi (Asking Alexandria, Black Veil Brides). “Se ascolti senti il mare”, “Limite” e “Nettuno” sono ottimi esempi per presentare i Those Of The Cellar, forse un po’ troppo spinti nel voler dare molteplici soluzioni in chiave canora (si passa dal melodico al growl passando per il rap) ma sicuramente un nome niente male che ha basi solide sulle quali lavorare.
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