C'era silenzio, all'inizio... Ma poi è come se qualcuno, da qualche parte, si fosse fermato a prendere fiato... ed abbia iniziato ad urlare. Forte. Troppo forte ("Horsepowered").
Ormai ci sei dentro: voglio proprio vedere come farai a trovare l'uscita, in tutto questo casino. Ti conviene rassegnarti... ed aspettare che finisca. Siediti pure per terra, in un angolo, con le mani schiacciate sulle orecchie, visto che sei tanto convinto che possa servire a qualcosa... Mantieni la calma e la testa smetterà di farti male. Chiudi gli occhi, concentrati e - per dio- cerca di rallentare il respiro.
La stanza non sta girando. Tu non stai girando. E' soltanto quel tuo dannato cervello che congiura contro di te e, se non la smetti di agitarti, finirai per dargliela vinta.
Sono solo due chitarre (Christopher Lee e Paul Enzio). Punto. Il fatto che ti si stiano aggrovigliando addosso non vuol dire che sono serpenti. Quel tuo sentire le tempie avvicinarsi l'una all'altra, comprimendoti il cervello, si chiama rullante: alcuni lo usano anche come strumento musicale.
Quella che senti è solo una voce. Tutto qui. Certo, nemmeno un randagio a cui stessero strappando gli occhi ringhierebbe così. Ma è solo una voce. E se ti sembrano le urla di qualcuno murato vivo nelle pareti è solo perché hai troppa immaginazione. Forse.
Diffida del silenzio: è solo il preludio ad un'altra implosione, ad un'altra ferita nei tuoi timpani ("To Build A Better Bulldozer"). Diffida della melodia ("Smirk The Godblender"): si direbbe jazz, fusion... qualche volta avrà il calore di una chitarra acustica. Probabilmente, in un'altra situazione, riusciresti persino a chiamarlo folk ("Worms Listen").
Chitarre. Belle. Normali. Finalmente... Beh... sono una trappola. E tu ci stai cascando.
Se ne uscirai potrai dire che si è trattato di thrash: sarà la conferma della tua stupidità, di quanto puoi essere limitato. O forse sarà solo perché il tuo cervello ha avuto compassione di te ed ha in parte rimosso quello che ti porterai dentro come un trauma infantile.
"Mods Carve The Pig: Assassins, Toads And God's Flesh" ('93): secondo full lenght per la band di Kalamazoo (Michigan), creatura informe e deforme del geniale Brent Oberlin (voce, basso, basso fretless e chapman stick, armonica e tastiere). Cinquantacinque minuti di delirio sonoro: pace armata di metal estremo, fusion, progressive, hardcore, folk e psichedelia, rumore e melodia, Voivod e Faith No More, King Crimson e Meshuggah.
Incomprensibile fin dal titolo. Inconcepibile nella struttura dei brani.
Puro "surrealismo sonoro", presagito dalla copertina (particolare dell'"Apoteosi di Omero" di Dalì), accozzaglia meditata di suoni e strutture tecnicamente immense, partiture liquefatte per essere rimaste troppo tempo al sole, nodi gordiani di note, impossibili da sciogliere, liriche che sbandano tra la satira politica ("Republicans In Love"), l'agnosticismo da osteria (la delirante e blasfema "Michigan Jesus"), citazioni colte ed il becero biascichio (... beh... tutte le altre...): ogni strumento, voce compresa, viene coinvolto in una continua ricerca del contrasto, della ripartenza violenta, della contraddizione sonora.
Eppure, ciò che più stupisce è la sensazione/certezza che vi sia un disegno folle, ma lucidissimo, dietro tutto questo, capace di dosare le sensazioni e i colori, in grado di sapere sempre dove e quando colpire per fare più male. Questo disco non è solo caos, rumore o baccano. È il vaneggiare di un pazzo, da cui affiorano, talora, versi di poesie: c'è gusto e perizia tecnica, ricercatezza e imprevedibilità. Anche i momenti più violenti, spesso, sono contraltare di stati di quiete apparente, fraseggi meditativi e linee melodiche finalmente più accessibili ("Jane Whitfield Is Dead").
Come se, demiurgo del caos, fosse la mente di un astuto maniaco, abilissimo nel riconoscere e apprezzare la bellezza, ma irrefrenabile quando si tratta di seviziarla.
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