Fra le nebbie del freddo inverno del 2005 appare sul mercato discografico un piccolo gioiello dal nome “Forbidden Desire”, gustoso EP emblema degli sforzi profusi dal quintetto labronico dei Thousand One Core.

Destinato a precedere di alcuni mesi l’attesa uscita del primo full–lenght della band toscana, questo mini–album fotografa un ensemble in possesso di una pregevole tecnica strumentale e di un ottimo affiatamento fra i singoli membri: l’approccio esecutivo si dimostra volenteroso e permette al giovane gruppo di testare le proprie capacità e sincerarsi a tutti gli effetti del proprio talento prima di intraprendere il grande salto verso la pubblicazione del futuro LP.

La proposta sonora dei Thousand One Core si distingue per originalità ed all’interno di questo demo–tape possono essere facilmente evidenziati alcuni slanci stilistici che incrementano in modo esponenziale le quotazioni della band.
L’ensemble ha la singolare capacità di creare armonie suggestive rafforzando la propria predisposizione neoclassica con un’ efficace lavoro della sezione ritmica formata dal duo Jacopo Zoppi (basso) – Maurizio Bambara (batteria). Proprio quest’ultimo elemento contribuisce alla creazione di un sound particolarmente espressivo e variegato, imprimendo sulle pelli tracce evidenti di un retaggio musicale molto heavy che pare affondare le proprie radici nelle devastanti percussioni di Donald Tardy (Obituary) e Vinnie Paul Abbott (Pantera).

Sul tappeto sonoro plasmato con buona tecnica dal giovane tastierista Fabio Gatti si stagliano molto efficacemente interessanti evoluzioni chitarristiche disegnate con classe dall’axe–man Paolo Picone: proprio nella sua figura rintracciamo il leader emotivo del gruppo, il perno fondamentale attorno a cui ruota la girandola di emozioni generosamente dispensata dai Thousand One Core. Nella proposta artistica della band è possibile rintracciare piacevoli reminescenze dark in linea con lo stile elaborato ed elegante di acts quali The Damned e Sisters Of Mercy, sapientemente incrociate ad evoluzioni prettamente rock tipiche della seconda e definitiva incarnazione dei The Cult.
L’opener “Love Your Murder” si dimostra in possesso di un notevole appeal commerciale puntando sull’immediatezza delle partiture senza per questo sacrificare la propria anima oscura a bieche esigenze di mercato. Le melodie di “Lost The Hopes Nothing Remains But The End” ci portano ad analizzare il lato più profondo e contemplativo del gruppo, creando un momento di pura riflessione interiore.

Il quintetto si mette immediatamente in luce grazie a testi molto personali ed introspettivi: ne sono un fulgido esempio tracce come “Dark Wings Of Rain” ed “Infection”. L’approccio poetico al songwriting contribuisce a rendere ancor più appetitosa la proposta di questo giovane ensemble, valorizzandone ulteriormente i propositi. A chiudere le danze provvede la convincente prova corale offerta in “Affogando In Una Lacrima”, song in cui l’ensemble capitanato da Paolo Picone affronta senza timore il cantato in lingua madre, dando vita ad un ottimo episodio di dark ballad su cui aleggia irrequieto il fantasma di grandi episodi del passato come “Re del Silenzio” ed “Apapaia”, entrambi frutto delle sperimentazioni eseguite dai Litfiba a metà degli anni ’80 con l’album capolavoro “17 Re”.

L’annunciato cambio di line–up che vedrà l’apprezzata e carismatica cantante Lavinia Caprini sostituire le tonalità cupe e lo screaming sciamanico di Alessandro Pancani (vicino allo stile di Ian Astbury, singer dei già citati The Cult) dovrebbe dar vita a linee vocali maggiormente confacenti alle evoluzioni stilistiche dei Thousand One Core, una band fermamente decisa a proseguire a grande velocità sui binari artistici tracciati in questo EP, amplificando al massimo l’impatto delle proprie irrefrenabili melodie.
(Enrico Rosticci)

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