Forse non sono molto conosciuti, ma i Three Days Grace sono una delle poche band capaci di creare album ottimi uno dietro l'altro. Hanno iniziato con l' album omonimo nel 2003, poi c'è stato One-x nel 2006, e infine Life Starts Now nel 2009. Un'album ogni tre anni insomma, visto che è uscito il 2 ottobre il nuovo CD: Transit of Venus.
Con questa nuova opera, i 4 canadesi propongono quello che sanno fare meglio, un alternative metal potente e dai riff di chitarra graffianti, questa volta con l'aggiunta di nuovi strumenti elettronici. No, non è un cambio radicale come quello degli ultimi Linkin Park o dei Muse, si tratta solo di piccoli effetti utili a riempire il sound delle canzoni.
L'album si attesta su ottimi livelli qualitativi, la voce di Adam Gontier è potente e aggressiva al punto giusto, la chitarra di Barry Stock capace di generare ottimi riff efficaci. Ottimi anche il basso e la batteria.
Analizzando nel dettaglio le canzoni, si può notare che non c'è nessuna canzone sottotono: si parte da Sign of Times, che parte piano piano, per poi sfociare nella potenza della voce del cantante. A seguire, il primo singolo, Chalk Outline che si rivela un ottima scelta. Tra le altre, le più degne di nota sono The High Road, che conserva la struttura tipica delle canzoni degli album precedenti, Anonymous, simile alla precedente per struttura alla precedente, ma non per questo brutta,Time that Remains, l' unica canzone acustica della band che non sfigura in mezzo alle 12 amiche più energetiche, Expectation, che presenta parti di tastiera e Unbreakable Heart, che si rivela un ottima canzone da fine album.
Inoltre è presente Give in To Me, cover di Michael Jackson, che è stata interpretata ottimamente dalla band, dandole quel tocco rockeggiante in più.
Concludendo, si possono solo celebrare la bellezza di quest'album e le grandi capacità musicali della band, soprattutto del leader, che si conferma una delle migliori voci del rock/metal contemporaneo.
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