L' anno è il 2003, la mecca del post-hardcore è viva e brulicante ed i Thrice approdano su major con "The Artist in the Ambulance", dopo i buoni riscontri ottenuti per "The Illusion of Safety".

Le aspettative sono alte, la pressione anche.
Island Records concede al combo di Irvine appena due mesi per scrivere nuovo materiale e questo non si perde in riverenze di circostanza, rilasciando qualcosa che probabilmente ha più a che fare con l'eccellenza musicale che non con un mero manifesto di genere.

La robusta trama di chitarre imbastita da Teranishi, le fitte armonie vocali di Kensrue, gli archi immaginifici sul finale confezionano "Cold Cash and Colder Hearts", semplicemente una delle migliori opener di sempre.
Le polveri dell'11 settembre bruciano ancora da qualche parte nella memoria collettiva, ciononostante i Thrice non si risparmiano in cinismo:

Abbiamo imparato ciò che conta di più

Perciò manteniamo freddi i nostri cuori

Loro non sono nessuno, non esistono

Loro non sono un nostro problema

"Under A Killing Moon", "Blood Clots and Black Holes" e "The Abolition of Man" giocano a rincorrersi su riffs viscerali perfettamente tenuti insieme sotto i tre minuti dalla sezione ritmica dei fratelli Breckenridge.

"The Artist in the Ambulante" é impregnato di quella complessità enfatica che poi sarebbe divenuta la cifra stilistica Thrice, tuttavia sono i momenti più scarni a mostrarne la maturazione.
Per esempio la title track, insieme con "All That's Left", é un brano rock, schietto.
Costruito su poco più che un semplice riff ed un lead melodico, compassa i tempi quel tanto che basta per consentire al lirismo di Kensrue di salire sugli scudi:

Mi hanno dato una seconda possibilità

L'artista in ambulanza

Spero di non deluderti mai

So che questo é legittimo

Luci e suoni lampeggianti

Possiamo sollevarti da terra?

Più che luci e suoni lampeggianti


Le controindicazioni da firma su major non risparmiano nessuno, d'altronde.

"Stare At The Sun" è quanto di più simile alla irrinunciabile ballata del disco, e pure quí la mancanza di complessità è più che compensata da una scrittura superba e da una densità emotiva.

Quando con "Don't Tell and We Won't Ask" cala il sipario, é impossibile non riconoscere ai Thrice di aver realizzato un'operazione di rivisitazione in maniera impeccabile, elaborata ed aggressiva quando doveva esserlo, diretta ma commovente.

Le sbavature e l'irruenza dei tempi giovanili non sono qualcosa di nascosto subdolamente sotto al tappeto. Molto più semplicemente, il modo nel quale i Thrice rendono giustizia ad un classico intramontabile della loro discografia fa dell'originale "The Artist in the Ambulance" un lavoro imponente, solido, senza tempo.

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