Ecco a voi uno dei maggiori album dei Thrice: The Artist In The Ambulance. Ennesimo lavoro per la band californiana, mostra al grande pubblico la capacità artistica dei “tre volte” (questo il significato del nome della band). La definizione del loro stile musicale può essere delle più vaste. I non addetti lo definirebbero semplicemente punk o hardcore, chi ancora nu metal. Be’ premettendo che in ogni caso non sono una cima a distinguere tra i generi musicali, ora passerò ad illustrarvi la mia opinione in proposito.
I Thrice, secondo me, fanno emo metalcore. “Ma che razza di parola s’ è inventato questo?!” diranno molti di voi. L’emo metalcore, sempre secondo la mia opinione (spero di evitare un po’ di insulti dicendo che è solo un mio pensiero), è l’unione tra il metalcore è l’emo. Il metalcore per farla breve è un connubio tra il dio metallo, che spero tutti conoscano, e l’hardcore: la versione più dura, più veloce e più cattiva del punk. Ma i Thrice hanno il cuore tenero, un cuore emo, che addolcisce la classica durezza del metalcore e risveglia emozioni contrastanti con esso. Questo binomio di cattiveria e bontà crea infatti un vortice emotivo senza limiti. Ascoltare i Thrice significa perdersi in un mondo crudele ma pieno comunque di una incommensurabile bellezza. Una bellezza pura che è buona e dolce solo quando vuole ma che sa anche essere assassina, come la luna di “Under a Killing Moon”. Questo mondo è crudele, pieno di rabbia, noi stessi ne facciamo a volte una buona scorta perché ci dà la forza di sopravvivere in questo pazzo mondo. Rabbia che ci fa bruciare e che genera altra rabbia, ma basta fermarsi un attimo a guardare la luna; sì, è una luna assassina in un cielo che brucia ma è comunque bellissima, perché nonostante tutto noi amiamo questo pazzo mondo con le sue pazze regole, perché ci dona forti emozioni che ci fanno sentire vivi.
C’è chi definirebbe tutto ciò molto emo-core, io rispondo molto semplicemente che basta ascoltare il ritmo che dà la batteria alla maggior parte delle canzoni, il ritmo ad un pedale tipico dell’hard-core cosa che un batterista emo non farebbe mai. Inoltre l’album ha anche un momento di pura cattiveria, l’arrabbiatissima “Paper Tigers”. Dopodiché ritorna sui normali binari alternando momenti duri ad alcuni più melodici, cosa che secondo me rende la musica in generale completa, perché è troppo facile trasferire nelle proprie canzoni solo la propria tristezza o gioia, mostrare anche la propria rabbia o frustrazione rende il tutto più reale. L’album comunque è tutto un crescendo di emozioni che culminano in “The Artist In The Ambulance” canzone che dà il nome all’album, capace di risvegliare chiunque dall’apatia, che personalmente (non ho ancora capito il perché) fa venire in mente il passato e tutte le promesse fatte e poi rotte, che fa bruciare nel proprio fuoco fino a diventare cenere e poi risorgere di nuova forza preparando per il gran finale di “The Abolition Of Man” e dell’indescrivibile “Don’t Tell And We Don’t Ask” canzone che invece guarda al futuro.
Cos’altro dire dei Thrice, (forse ho già detto anche troppo) volevo solo ricordare che una percentuale del ricavato dalla vendita va in beneficenza come tutti i loro lavori precedenti, un motivo in più per prenderlo.
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