Se fossimo nei primi mesi del preistorico 1995, data di uscita di questo album, i Throne of Ahaz ci apparirebbero come dei modesti musicisti e come fautori di una proposta non banale e al passo coi tempi. "Second wave black metal" (il Black Metal nato dopo la morte del maestro Euronymous) svedese e vicino al sound dei cugini Dissection e Dark Funeral. Batteria a mille, tremolo picking, screaming vocals ma anche quella dose di melodia che solitamente risulta difficile riscontrare nel "muro sonoro" di bands norvegesi quali , per esempio, primi Mayhem, Darkthrone e Burzum.

Ma le cose non stanno così. Sono infatti passati ben diciotto anni dall'uscita di questo lavoro e, ovviamente, la proposta oggi appare "superata". Tuttavia, se avete voglia di immergervi nel sound più oscuro e violento dei mitici (?) anni '90, fate vostro "Nifelheim" e godetene per quello che è.

Niente virtuosismi, niente velleità sataniche (i nostri erano più vicini all'animo vichingo dei Bathory) e zero sparate razziste in stile NSBM. Brani come "Northern Thrones", "The Dawn of War" o la finale "The King that Were..." hanno quel "qualcosa" che si poteva riscontrare solo nelle produzioni di circa vent'anni fa.

Brani piuttosto omogenei, tirati fino allo spasmo, violenti come mazzate da baseball e per nulla soporiferi. Qua e la' emergono parti leggermente cadenzate che possono riportare alla mente i primissimi Katatonia.

La fortuna, tuttavia, non è stata amica degli Ahaz che dopo aver pubblicato un secondo e ben più modesto album, pregevole sopratutto per una cover dei Black Sabbath, hanno dovuto dire addio alle scene e ritirarsi chissà dove. Discepoli? Nessuno. Ma qualche eco dei Throne of Ahaz è forse percepibile nel suono dei loro conterranei Craft. Non vorrei sbagliarmi ma questa è la mia impressione.

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