Premessa: so che una recensione di questo disco è già presente, ma non sembrandomi abbastanza esaustiva, vorrei esprimere un differente punto di vista.
Che situazione strana quando vai a acquistare un disco idolatrato dai più, spinto dalla voglia di conoscere un genere a te poco familiare e soprattutto di ritrovare in quell'album le sensazioni bellissime che tutti hanno provato... Situazione strana dicevo perché quando poi ascolti quelle canzoni esse non ti lasciano niente se non indifferenza, continuo senso di già sentito e una generale piattezza. Certo, su undici tracce magari ci sono quelle quattro che ti colpiscono, lungi però dall'essere quelle botte al cuore tanto poeticamente descritte in altre recensioni. A quel punto, nella più totale indecisione, ti viene da pensare che quello sbagliato sei te, che un album, che è piaciuto alla più vasta moltitudine di persone deve per forza riuscire a comunicarti qualcosa, anche poco, uno straccio di sentimento... E allora lo riascolti, dieci, venti volte, ma ancora niente. Alla fine ti arrendi all'evidenza della totale incompatibilità di "caratteri" tra te e il disco, e lo lasci lì, in un angolo della tua discografia, in attesa di una qualche epifania.
Ecco, senza citare né autore né titolo del disco potrei chiudere qui questa mia recensione dell'album dei Thursday dal titolo "War All The Time", ma voglio andare avanti, per almeno tre motivi: uno, per fare una recensione quantomeno decente; due, per parlare almeno un po' del disco e del poco che mi ha colpito; tre, soprattutto e se possibile, per avere qualche giudizio esterno dato da chi conosce già l'opera in questione, tanto per confrontarsi un po'.
Gruppo emocore di notevole risonanza negli USA, i Thursday si muovono sulla scia di gruppi storici del genere (ben più validi sotto tutti i punti di vista) come Fugazi e Sunny Day Real Estate, puntando in questo disco su un rock venato di temi fortemente emozionali (e qui legati all'11 Settembre) che conserva comunque forti cadenze radiofoniche. Tradotto in soldoni, l'album punta a farsi ascoltare facilmente lasciando comunque il segno, con una profondità emotiva ammirevole (o almeno dovrebbe puntare a farlo, vedi sopra).
Buoni fraseggi di chitarra, talvolta taglienti e chiassose, altre volte più cullanti e dolci, linee vocali nella prevalenza pulite ma con squarci in scream (ben fatte comunque), una martellante sezione ritmica su cui domina un ottimo basso e un buon pianoforte a tratteggiare di tanto in tanto in modo più particolareggiato l'atmosfera: questi sono gli ingredienti usati dal gruppo.
Il risultato? Oggettivamente mi hanno colpito solo quattro tracce. L'apertura, "For The Workforce, Drowning", bordata elettrica di buon valore, incisiva, diretta, rapida e piuttosto varia, colpisce piacevolmente. La canzone si mantiene su livelli alti e tirati per tutta la sua durata, con una prestazione maiuscola del cantante che non sembra mai prendere fiato tra una strofa e l'altra.
"Signals Over The Air" parte piano, ben cadenzata e ottimamente strutturata grazie a intelligente linee chitarristiche, per poi esplodere nel ritornello. Buona l'alternanza clean - scream, usato nei momenti di maggiore pathos, e buona pure la generale atmosfera ricreata dalla traccia, contorta e convulsa in certi momenti eppure davvero orecchiabile.
Diversa da tutto il resto la poetica e intima "This Song Brought To You By A Falling Bomb". Creata tutta intorno a un bel giro di pianoforte e alla voce, spesso sussurrata, la traccia è a mio avviso il pezzo migliore del disco. Davvero toccante e appassionante grazie a delle liriche malinconiche e rassegnate, il pezzo vede ancora nella prestazione vocale del singer la sua arma vincente. Davvero un pezzo molto interessante, seppur (purtroppo) brevissimo.
Concluderei con la ben fatta title track. Aperta da un preciso giro di basso sorretto, piano piano, dalle chitarre che crescono dal nulla, la canzone cresce alla lunga, con un chorus azzeccato e molto ben congegnato, in cui gli arpeggi si intrecciano (devo dire con ottima creatività) in maniera labirintica, e il drumming sorregge il tutto in maniere precisa e veloce. Come al solito validissima pure la voce (ma è un po' una costante del disco).
Il resto, almeno per quanto mi riguarda, rimane su un livello nettamente inferiore. Più confuse, meno elaborate e qualitativamente più basse, le altre canzoni non raggiungono l'intensità di queste da me elencate. Tutta questa recensione però può essere anche attaccata in base al fatto che sono (e resterò sempre) un neofita del genere emo, che non rimane affatto nelle mie corde, sebbene riconosca in esso ottimi gruppi e altrettanto ottimi dischi. In base a ciò mi si può confutare ogni singolo ragionamento, ma in fondo, come ho già detto in apertura, ho scritto questa recensione anche per sapere i commenti di chi, in questo campo, è più competente di me. Per quanto mi riguarda i buoni pezzi non riescono a alzare più di tanto il voto di un disco che spacca la sufficienza, ma non va certo oltre. C'è molto di meglio in giro su questo stesso genere, non fermatevi qui.
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