L'afa del pomeriggio estivo non lascia scampo, non posso far altro che star seduto sul pavimento con le spalle appoggiate al muro guardando il vuoto che mi sta intorno, la testa persa tra mille indefiniti problemi, tra le solite preoccupazioni, tra i soliti impegni del solito tran tran quotidiano così privo di significato da risultare angosciante.
L'unico suono udibile è lo sfrigolare delle pale di un ventilatore che non fa altro che buttarmi addosso aria calda. Da fuori in realtà si sentono delle giovani voci che caciano allegramente, ma sono fuori, in mezzo al caldo, in mezzo al mondo e alla vita. In questo momento invece mi sento completamente estraneo da questo mondo e, a dir il vero, vi è una grossa parte di me che desidererebbe assolutamente non averne mai fatto parte.
Mi alzo, sento il bisogno di ascoltare musica per varie ragioni: un po' perché ho voglia di scendere appieno nel vuoto interiore che sto già lievemente percependo e un po' per scacciare completamente le voci provenienti dall'esterno. Guardo un po' nella cartella della musica e l'occhio mi cade su un demo appena scaricato: "Suici.De.pression" di Thy Light.
Thy Light è una one man band brasiliana che gira attorno alla figura di Paolo Bruno che, in questo cd, si occupa di suonare tutti gli strumenti, mentre il songwriting è affidato a Alex Witchfinder. Formatisi nel 2005, nel 2007 hanno sfornato la loro prima e unica release: "Suici.De.pression". Come intuibile dal nome del demo, questo è uno dei tanti (troppi?) gruppi che suonano depressive black metal con un songwriting incentrato sul tema del suicidio (qualcuno parla anche di suicidal depressive black metal).
Ma per ora, voglio concentrarmi a parlare del sound del demo. Si tratta di un accostamento abbastanza ben riuscito di sonorità black metal e doom, con evidenti rimandi agli Shining, ai Forgotten Tomb (soprattutto di Songs To Leave) e, nelle parti più "leggere" ai Katatonia, il tutto arricchito da synth a volte gelidi ma avvolgenti che contribuiscono a scacciare quell'atmosfera scarna, tipica dei dischi del genere.
L'opera si apre con un'introduzione suonata con una tastiera glaciale, tre soli minuti e le macabre danze hanno inizio con la successiva "In My Last Mourning...". La canzone incomincia con un lentissimo arpeggio di chitarra molto freddo, avvolgente e triste, passano pochi minuti e tutto si placa. Ma è la calma prima della tempesta, il ritmo si farà via via più sostenuto finché, dopo quasi quattro minuti, gli arpeggi lasceranno il posto ad un gelido riff che comunque, non perderà la propria vena melodica. Se c'è un plauso che si può fare a questo disco infatti è che, anche nei momenti più "tirati" esso non perde mai di vista il proprio elemento melodico, rendendolo così appetibile anche ai palati meno avvezzi a tali sonorità (sempre in rapporto al genere, ovvio). Lo scream è quello tipico burzumiano e sembra preso direttamente da ""Songs To Leave" dei piacentini Forgotten Tomb. Le altre tracce si susseguono tutte sulla falsariga di questa, alternando sempre momenti tirati ad altri più lenti, molto doom. Il compito di chiudere il disco spetta a "...And I Finally Reach My End", canzone che ricorda molto da vicino i momenti lenti delle songs contenute in "Halmstad" degli Shining.
In poche parole, il disco presenta particolari punti di pregio, come ad esempio il riuscitissimo mix di sonorità black e doom senza svilire troppo la componente melodica.
I difetti invece sono da rintracciare nella mancanza di originalità del sound, ma essendo un demo (e ripeto, un ottimo demo) ciò può essere trascurabile. La mancanza di originalità che invece si fa fatica a trascurare è quella legata alle tematiche che il gruppo tratta, su ciò non voglio disquisire su quanto sia giusto parlare di certi argomenti in un cd musicale, ma è innegabile che, certe tematiche, siano "sfruttate"da una moltitudine di bands probabilmente per nascondere un'altrimenti evidente pochezza d'idee in fase di stesura dei testi.
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