Ne è passata di acqua sotto i ponti dagli albori black. Questo album segna la definitiva consacrazione dei Tiamat come uno dei maggiori esponenti del Gothic Rock attuale. Non lasciatevi trarre in inganno dal nome dell'album, Edlund e soci, infatti, oltre ad abbandonare le atmosfere black degli esordi hanno anche definitivamente messo da parte la recrudescenza antireligiosa, ed anticristiana in particolare, raddrizzando un po' il tiro e spostando le loro invettive nei confronti della chiesa come istituzione, a loro dire, creata dagli uomini a discapito di altri uomini.

Tralasciando la filosofia di Johan Edlund, mente e singer dei Tiamat, musicalmente, a mio parere, i Tiamat con questo "Judas Christ" sono giunti alla piena maturazione. La novità rispetto ai dischi precedenti è che, dall'ascolto, traspare un'aria complessivamente più positiva e fresca sia dal punto di vista musicale che dei testi. Le sonorità decadenti non sono state completamente abbandonate e trovano campo in canzoni come "The Return of the Son of Nothing" e "So Much For Suicide". I picchi di quest'album, a parere di chi vi scrive, sono tuttavia da ricercare in quelle songs da cui emerge il nuovo corso dei Tiamat e cioè nella hit "Vote For Love", scritta dallo stesso Edlund per lasciare ai posteri un'immagine positiva di sè stesso, in "Angel Holograms" dal riff cadenzato e deciso, "Spine" e in "I am in Love With Myself", canzoni in cui eccelle il timbro vocale di Edlund (molto somigliante a quello di Andrew Eldritch). L'album si chiude con due splendide ballad, "Heaven Of High" e "Too Far Gone", songs molto dolci e scanzonate.

In conclusione un ottimo album per chi, come il sottoscritto, sente la mancanza di gruppi come i Sisters of Mercy, di cui, a mio modesto parere, i Tiamat sono i più degni successori.

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