Che l'elettronica sia la "big thing" del momento sembra un fatto ormai assodato e ampiamente riconosciuto.
TechnoComposer dapprima anonimi topi da studio costretti a cambiare nick ad ogni nuovo brano in cerca di fortuna, si trasformano oggi in ricercati alchimisti fabbricatori di singoli perfetti. Cambia anche la fruizione della musica dance: dai rave semiclandestini vattelappesca i dj-set conquistano spazio anche nei festival richiamando masse di fedelissimi danzatori.
Così capita che diggei e remixer diventino personaggi ultrapopolari ed acclamati al pari delle popstar.
Caso questo di Tiga, canadese di Montreal, che costruitosi una solida reputazione remixando personaggi noti e meno noti, ha saputo nel giro di pochi anni far crescere un notevole hype intorno alla sua persona. Tanto che dopo quasi dieci anni di Singoli e Compilation (con risultati a mio parere alterni) il suo primo album era atteso da tutti con un certo interesse.
Ma si sa che c'è un giusto tempo per tutto anche per un disco e si sa anche che è molto più facile fare un singolo remix, che sfornare un intero Album (si dico proprio con la A maiuscola...)
Ma vaglielo addire ai discografici che anche in questi tempi di vacche magre, anzi soprattutto in questi tempi di vacche magre, lo sghiribizzo di svoltare un po' di quattrini puntando sul cavallo buono non glielo leva nessuno...
Delusione? Acidità di stomaco? O semplice amaro in bocca?
Andiamo con ordine e diamo un occhiata ai brani più significativi del disco...
"Louder than a Bomb", singolo già fuori nel 2004, è caratterizzato dall'immortale onda quadra al basso e un rappato old school (feat. Public Enemy) interrotto da incursioni sintetiche. Brano che non esce vivo dal dance floor nel senso che nasce e muore per la pista.
"You Gonna Want Me" è un vero gioiellino da playlist ElectroClash, rilasciato un anno dopo faceva decisamente ben sperare col suo sound moderno e coinvolgente complice anche l'ospitata di Jake Shears (Scissor Sister) alla voce.
Maggio 2006, finalmente esce "Sexor" (il disco, così si chiama...) e tutte le carte si rivelano.
"Far from Home" mielosa e accompagnata da videoclip stiloso riesce a marpionare solo gli sprovveduti.
"The Ballad of Sexor" attinge in maniera troppo sleale alle trovate-Mandorlate dei SoftCell alle quali il Canadese ha sempre dichiarato di ispirarsi.
"Good as Gold" ha delle aperture danzerecce più godibili. Ritmicamente non è certo diversa da "Far from Home", ma almeno a livello compositivo il ritrovato ordine teutonico (tipico di colleghi d'oltreoceano come Felix the Housecat e The Hacker) contribuisce a far macinare la song come si deve.
In conclusione il lavoro di Tiga si fa ascoltare piacevolmente ma solo pochi brani soddisfano le aspettative, il salto dimensionale dal pianeta club-culture alla galassia degli scaffali dell'autogrill riesce con riserva.
Provatelo come ammazzaCaffé.
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