Le cose vi vanno una meraviglia? La vostra vita scorre tranquilla e priva di assilli? È giunto il momento di inocularvi una sana dose di inquietudine e angoscia con queste simpatiche "Favole Fratturate" di Tim Berne.

Allievo e collaboratore di Julius Hemphill, l'altosassofonista Tim Berne, fin dai suoi primissimi passi sulla scena dell'avanguardia jazzistica, si è fatto notare come un autorevole sfasciatimpani, circondandosi di altrettanti blasonati gaglioffi, alcuni dei quali al giorno d'oggi godono di grande notorietà, come il batterista Joey Baron ed il violinista Mark Feldman, che orbitano nell'entourage di quell'altro enfant terrible della musica creativa, il ben più famoso John Zorn.

Questo disco, uscito nel 1989 e disponibile in una versione rimasterizzata del 2003, vede la partecipazione, oltre ai succitati Feldman e Baron, dell'alter ego del leader Herb Robertson, che si destreggia tra tromba, flicorno, pocket trumpet e una serie di altri giocarelli, il fido Mark Dresser al basso, ed un altro "pezzo da novanta", l'ineffabile violoncellista Hank Roberts, ai tempi nella band di Bill Frisell.

Per Berne i musicisti che suonano con lui devono avere per prima cosa uno sviluppato senso dell'umorismo, ma ad ascoltare i solchi di questo CD viene da pensare che si tratti di macabro e beffardo humor nero. Tutti si danno un gran daffare a confezionare lunghi ed intricati affreschi sonori dove le strutture ritmico-armoniche, pur rimanendo presenti, sono soggette a continua evoluzione/mutazione, fornendo un tappeto mobile sul quale i solisti, spesso e volentieri, torturano con perizia i rispettivi strumenti. Il leader alterna assoli che sembrano un susseguirsi di vigorose clacsonate, con momenti più introspettivi e carichi di sapido blues.

Mirabile il lavoro dei due archi, violino e violoncello, che aggiungono paesaggi di sconfinata desolazione, improvvisazioni a due ("Hong Kong Sad Song/More Coffee") e prestazioni strumentali di una difficoltà ai limiti dell'esaurimento nervoso. Hank Roberts fornisce una "orchestra nell'orchestra", con violoncello acustico, elettrificato, ed abbinato ad una serie di loop ed effetti elettronici.

La mini-suite "Evolution Of A Pearl", la traccia più lunga e complessa, esprime un proprio fascino sensuale e corrotto, rincorrendo free bop, funk e sperimentazione pura. "Telex Blues" è introdotto da una prestazione vocale di Roberts che straparla, bofonchia e sputacchia nel microfono. L'assolo di tromba wah-wah di Robertson nella succitata "Hong Kong Sad Song/More Coffee", andrebbe proibito per legge.

Al di là di tutto, non si raggiungono i livelli di implacabile ferocia di certi passaggi zorniani, direi che in questa musica domina un irrequieto straniamento, costellato di momenti di caos creativo sotto il ferreo controllo del leader.

Nel gioioso e spensierato clima festivo che stiamo vivendo, niente di meglio che ascoltare sotto l'albero "Tim Berne's Fractured Fairy Tales" per farsi togliere il saluto all'istante da amici, parenti e vicini di casa. Buone Feste.

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