Si tratta di amore quello di Tim Burton per la settima arte, e ciò lo si nota da molte delle sue opere. Il grande impatto visivo che le sue pellicole possiedono nasce dal tentativo di ricreare quei mondi presenti nella mente del regista; visibilmente "finti", estremamente fantastici e oscuri e spesso popolati da incubi ma che affascinano e catturano più di qualsiasi scenario fantasy moderno. Tim Burton innanzitutto è un cantastorie, fin dal suo primo lungometraggio, ovvero "Pee-Wee's Big Adventure", si capiva che aveva da raccontare delle storie; particolari, strampalate,originali e chi ne ha più ne metta, ma era il modo di raccontarle che suscitò interesse in quel di Hollywood, e si può dire che non si erano sbagliati perché Timothy William Burton ci illumina regolarmente con favole moderne sempre visionarie, ed escludendo gli ultimi due lavori, partorite direttamente dalla sua geniale mente.
Siamo nel '94, la Warner gli ha già tolto di mano il progetto "Batman" dopo i primi due episodi perché considerati troppo cupi e paurosi per i più piccoli (facessero un po' loro), allora il buon vecchio Tim dirige un film se si può dire "indipendente" e distaccato dai canoni Hollywoodiani, ma che forse lo rappresenta al meglio, si tratta della trasposizione della biografia di Edward D. Wood Jr. (chi??) considerato il peggior regista della storia (perché ancora non era nato Michael Bay). Dalla premessa non sembra il classico Burton e infatti: avete presente le atmosfere surreali e un po' gotiche dei suoi film precedenti?
Dimenticatele, qui si parte con un bianco e nero spiazzante che ci riporta direttamente negli anni 50 con un'ottima ricostruzione della Hollywood dell'epoca, popolata da loschi e strani personaggi, le luci e le ombre rimandano a quegli anni, a quelle speranze di gloria e di successo, nonostante ciò fin dai titoli di testa, in onore ai B-movies, si capisce di chi è il film che stiamo per vedere. Burton ci fa vedere la storia dagli occhi sognanti di quel "genio" incompreso di Ed Wood, interpretato dal suo attore feticcio Johnny Depp che regala una prova d'attore degna di nota. Burton ripercorre le fasi più importanti della vita dello sfortunato regista, dai travagli dei suoi film più "celebri" ("Glen Or Glenda", "Bride Of The Monster e "Plan 9 From Outer Space") alle altrettanto travagliate relazioni sentimentali, ai suoi vizi (come quello di vestirsi da donna), ma soprattutto alla sincera amicizia tra Edward e il divo dell'horror Bela Lugosi (interpretato magnificamente da Martin Landau premiato giustamente con un oscar). L'identificazione con il protagonista è totale, quasi si soffre per i suoi insuccessi, perché il poveretto non sarà dotato di talento, ma in quello che fa ci mette il cuore e tutta la passione possibile, la figura di Lugosi è altrettanto importante e anche lui come il povero Ed suscita una certa tenerezza, perché è una star ormai tramontata, è schiavo della droga, e vive in una squallida villetta solo e dimenticato dal mondo. L'amicizia tra i due è fondata sul rispetto reciproco (si dice che Tim Burton abbia preso spunto dalla stima che lui ha per Vincent Price, altro "immortale" divo dell'horror), un'amicizia sincera, che sta alla base del film. Lo scopo di trasformare un fallito come il signor Wood in un mito è riuscito, Burton è andato però contro corrente, non ha puntato (come avrebbero fatto molti) a celebrare inutilmente un uomo privo di talento, ma ha fatto di questo un poeta, e forse se non fosse per il film di Burton parecchi (tra cui il sottoscritto) nemmeno conoscerebbero il mitico Edward Wood. Colui che anche quando la sorte gli era avversa nei modi più improbabili continuava a girare film, senza buttare via un solo ciak, realizzando pellicole a costi irrisori che faranno impazzire i fan dei film di serie B (in questo caso Z) e del comico involontario(memorabile la scena della piovra), colui che si era anche fatto battezzare per ricevere fondi dalla chiesa, colui che ha puntato su Bela Lugosi, ormai sul viale del tramonto, colui che ci ha sempre creduto nel cinema anche quando dei fan delusi dai suoi film lo hanno assalito. Ed Wood quindi ci appare come un uomo privo di talento, ma ricco di valori, forse un sognatore fuori dal tempo, con gli occhi sempre brillanti per lo stupore, come un bambino. Un sognatore come Burton che con questo "Ed Wood" realizza un film sul cinema, quello vero, e sulla capacità di questo di far sognare, di emozionare e di commuovere.
Ma Ed Wood non è solo un atto d'amore verso il cinema, quello vero, Ed Wood è cinema e anche... poesia.
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