Lunatica ed imprevedibile la linea del successo raramente assume le sembianze della linea retta sul piano cartesiano. Assai più sovente assomiglia invece alle storte ed imprevedibili sbandate di uno sbronzo per strada, oramai in procinto di vomitare l’anima dietro il primo angolo buio che gli si para davanti. Traducendo in sintesi: culo. Invertendo, sfiga. Fatto sta che ci sono film che senza un particolare motivo e merito ti girano e ronzano attorno continuamente al divano in prima serata, come squali affamati, e ce ne sono altri che si muovono sporadicamente ed in punta di piedi tra le 2 e le 5 del mattino. Spesso mi piace fare il tifo per questi ultimi o per quelle pellicole in generale che ricevono meno di quanto meriterebbero.
Apro la porta, cigola con sinistro rumore, e la polvere entra dritta nei polmoni. I tremilacinquecento volumi di fantascienza sono i serbatoi che la fanno danzare nell’aria, perennemente. La collezione di mio fratello nella quale spicca la serie completa di “Urania”. A vederla da fuori, tutta debitamente e ossessivamente impilata, fa la sua porca figura. In realtà se ci togliamo i libri di Anderson, Heinlein, Matheson, Van Vogt, Asimov, Dick e altri mostri sacri che vale davvero la pena di leggere, non potete nemmeno lontanamente immaginare il numero innumerevole di stronzate presenti in questa collana che ben fotografa il genere letterario esploso nel secondo dopoguerra. Ogni tanto prendo uno a caso degli autori indecenti degli anni ’50 e ’60: una medicina contro la depressione. Copertine ben oltre il limite della decenza e trame che spesso vedono il professore/McGyver di turno impegnato nel garage polveroso a creare una macchina del tempo con un frullatore e poco altro. E mi fermo perché non voglio parlare del sottogenere trash cyberpunk esploso negli anni ’80 e così via.
Nel 1996, proprio quando Hollywood si stava impegnando a sponsorizzare con tutta la sua forza il tamarrissimo e patriottico “Independence Day”, Tim Burton si divertiva con “Mars Attacks!” a prendere deliberatamente per il culo la fantascienza ed il nuovo filone dei film catastrofici in procinto di esplodere. Per gli standard di Burton i riscontri commerciali di tale pellicola furono modesti: un flop abbastanza clamoroso, specie se si guardano i nomi che compongono il cast.
Una flotta di dischi volanti è alle porte del pianeta Terra. E’ blu, è carino: gli piace. I marziani sono molto umani: falsi, incazzosi, ambiziosi, spocchiosi e meschini. Burton ci fa scompisciare dalle risa vestendo questi scheletrini con improponibili tutine verdognole vomito ed armandoli di tremende pistole-liquidator che fanno perdere di credibilità ogni loro mossa di distruzione di massa. E’ quindi prettamente sana, genuina, palese e divertente satira contro il genere letterario/cinematografico sopracitato. Non solo. Diventa anche una ghiotta occasione per prendere di mira la società U.S.A. fotografata da “imparziale” occhio alieno.
Un po’ come i marziani dei Simpson, i mostriciattoli dal cranio spropositato si divertono a palesare la mediocrità ed inettitudine umana sotto ogni punto di vista. Ed è così, con folate di humor nerissimo, che si da il là allo sputtanamento generale estremizzando ben oltre il lecito i protagonisti ottimamente resi, nelle loro forzature, dal cast. Ogni personaggio, quindi, rappresenta una categoria e l’occhio di bue passa inesorabile. Sul movimento New Age certo che la pace sia l’unico valore "universale" presente e che, con un‘autostrada immaginaria piena di candele d’atmosfera, illumina non solo Marte, ma tutti i pianeti del sistema solare; sui capi militari alla “Dott. Stranamore”: adolescenti cresciuti smaniosi di premere bottoni rossi a tutto spiano; sul più becero, melenso e patetico patriottismo con svolazzanti bandiere a stelle e strisce; sul meschino, invidioso e stupido mondo dei mass media dove l‘apparire meglio e prima degli altri è tutto. Spassosa la fotografia nei confronti degli intellettuali/sapientoni che, messi di fronte all’imprevisto, ostentano sicurezza e cercano comunque di giustificare ogni cosa pur non avendo la minima idea di cosa stia succedendo. Inettitudine totale da parte dell’egocentrica, potente e puttaniera classe politica. Opportunismo e trasformismo per i capitalisti, pronti a sfregarsi le mani, per la venuta degli alieni e dell‘ovvio ampliamento del mercato. Controbilancia il tutto la celebrazione tout court degli “sfigati”, dei reietti, dei provinciali dal fare semplice che, alla fine, riusciranno a salvare il mondo.
Burton ci regala, come sua consuetudine, un montaggio prelibato: specie nelle scene raffiguranti i marziani con un lavoro appagante, visionario, originale ed ovviamente gotico. Il cast di qualità comprovata annovera preziosi cameo di M.J. Fox, DeVito e Tom Jones e spiccano le prestazioni di Sarah Parker, dell’acuto professore Pierce Brosnan, e ovviamente della famiglia presidenziale formata da un pregiato trio Nicholson/Close/Portman. Grazie ad un minutaggio compatto "Mars Attacks!" non risulta essere ripetitivo e pesante. Al contrario, vola irriverente per 90 minuti piacevoli, senza pause e cedimenti di sorta grazie ad un ritmo serrato. Pur non essendo un capolavoro, e nemmeno il masterpiece di Burton, ritengo che sia stato ingiustamente sottovalutato e snobbato. Gli appioppo una stella in più ad honorem: perché trovo triste che passi in tv raramente, talvolta in terza serata, manco si trattasse di un pornazzo, un horror di serie B o un film uzbeco con sottotitoli in tedesco.
ilfreddo
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