L'altro giorno ho lavorato fino ad una certa ora; poi ho staccato, mi sono fatto un'ora di treno per giungere ad una afosa città; sono sceso, ho attraversato il piazzale della stazione, dato uno sguardo alla bruttissima chiesa con mattoni a facciavista destinata a celebrare non so quali matrimoni; ho attraversato una circonvallazione a quattro corsie, sono giunto ad una piazza dove un minore infrasedicenne mi ha gentilmente donato un volantino; l'ho distrattamente accettato, notando, con estremo stupore ed un tocco di sconcerto, come si trattasse di un volantino di una nota forza politica di estrema destra pronta a dire la sua nella bagarre elettorale della successiva domenica (l'altro ieri, per intenderci); sono giunto ad una piazza dove mi aspettava la mia fidanzata Piuma di cristallo.
Sono salito nella macchina di Piuma, mi sono incazzato perché era troppo stanca e poco lucida per guidare verso il luogo che ci attendeva; ho quindi preso il suo posto pilotando la Citröen di lei verso il suddetto luogo, ovvero verso una clinica privata sita alla periferia di una storica città lacustre, dove il lago muore in un piccolo fiume che scorre, attraverso bastioni, verso la grande pianura, fino a morire nel grande fiume (peccato non ci sia un Aguirre a percorrerlo). Nella clinica, ho visitato una parente, reduce da una (per fortuna non grave) operazione, intrattenendomi con i familiari parlando del più e del meno; nel letto al suo fianco, un'anziana si lamentava per il fatto di non mangiare da alcune settimane, essendo nutrita via sonda, chiedendosi quando avrebbe potuto mangiare una pizza: i familiari mentivano, dicendole che, fra qualche settimana, sarebbe tornata a fare la sua vita. Poco più in là, una donna sola si interrogava circa il suo futuro intervento.
Finita la visita, abbiamo percorso diversi chilometri nella pianura fino alla casa di Piuma, sereni per il buon esito dell'intervento, e per il fatto di esserci lasciati alle spalle le sofferenze di chi rimaneva in clinica - egoisti e dimentichi di essa - e pieni di programmi per la nostra serata: in pratica una fugace pizza al cartone, ed uno sguardo distratto alla finale di Champions League, assieme ad alcuni altrettanto distratti familiari. Senonchè ho dovuto subire, a suggello di una giornata non facile, la vittoria della compagine rossonera e la premiazione di un anziano mascarato e dalla testa verniciata di marròn.
Insomma, ne avevo abbastanza per andare a letto, esausto e pronto a rifarmi un viaggio in treno il mattino dopo, per tornare al lavoro. Senonchè.
Su Sky passano "I Fantastici 4". Sarà la curiosità, sarà la voglia di rilassarmi e di non pensare alla giornata appena trascora e a quella entrante, sarà la voglia di obliare in genere, ma resto ipnotizzato dal film. Per intenderci, inferiore ai vari Batman di Burton, Spiderman di Raimi e forse allo stesso Superman di Singer, per non parlare di Hulk di Ang Lee. Però. E' un film di consumo, concepito e sviluppato senza troppe pretese, senza attori di grido, forse alla ricerca del risparmio, o di una compensazione per i maggiori costi derivanti dal massiccio uso di effetti speciali. Però. E' un film che parla dei poteri soprannaturali che si accompagnano a superproblemi, nella solita ottica di Stan Lee, ed in parte dell'accettazione degli eventi che ti cambiano la vita e delle responsabilità che crescono sempre di più. Però. E' un film di autentico svago con qualche riflessione filosofica, che ti viene in mente qualche giorno dopo - mentre ci fai la recensione - e non mentre lo guardi: il che non guasta. Però. C'è anche il cattivo di turno - cattivo cattivo - votato al male in termini piuttosto manichei, con un nome fichissimo come dr. Doom. Insomma: uno destinato ad essere dalla parte del torto, uno che se l'è cercata. Uno che non scappa alle sue responsabilità di cattivo.
Alla fine l'ho visto tutto: quando è finito, non mi sentivo né migliore né peggiore di prima, né più intelligente o colto. Ma più rilassato sì. Sono andato a dormire.
La mattina mi sono alzato. Era tardi e rischiavo di perdere il treno. Sperando di arrivare prima, ho provato ad accendermi come l'uomo torcia ma non ci sono riuscito. Siamo andati in macchina fino al piazzale della stazione. Ero in tempo.
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