Disperazione e dolore scritti a caratteri cubitali sul muro del suono, un colore che mischia cenere e sangue. Viene dalla Francia il carrarmatonoise Time To Burn, e sono davvero qui per bruciare. Non troppo in fretta si spera. L'odio si snoda nei solchi di questo disco.

Il disprezzo per la luce è "Nayeli" un cavo elettrico scoperto, enormi scariche di chitarre ultradistorte, urla inumane, incedere "unsano", senza sosta, senza pietà fino alla fine dei suoi 5 minuti lancinanti. Dalle montagne della follia scende il rumore in tensione verso un inferno siderale di "Emma Peel", dove le chitarre si fanno sempre più aspre, introducono la voce che arriva con calma esasperata, fino al cuore del pezzo, dove i nostri dimostrano tutto il loro amore per il post-rock, il dolore pizzica corde d'altro tipo, soave la melodia si tramuta in un mostro impazzito, lento e possente. "Tormenta" è da manicomio, un intro noise marcissimo, partenza ai duecentomila all'ora, hardcore che ingurgita chili e chili d'anfetamine, ritmi spezzati, possenti, velocissimi, il rullante in preda a convulsioni nervose, intermezzo rumorista, futursimo dell'odio a riesplodere in un merdaio ibrido slayerneurosiano. Consiglio caldamente il crescendo schizoide di "Isle Of Men", un distillato di disperazione strumentale volta alla'autodistruzione

Il dottore ve lo indicherebbe per prendere a pugni qualcosa che volete buttare via da tempo, ad esempio la vostra sanità mentale, nel caso non ve ne facciate alcunchè.

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