Noi di internet stiamo parlando tanto di Stranger Things, serie tv prodotta da Netflix.
Che poi le chiamano serie tv, ma sulla tv non ci vanno. Peraltro, più che un prodotto d'intrattenimento, è un'operazione estetica a puntate, mirata al cuore nostalgico di chi vedeva i film di Spielberg dei tempi, quando uscivano al cinema ai tempi; mirata pure al cuore finto-nostalgico dei nerd che avranno circa la mia età, se non meno. Oh, comunque anche a noi di internet è piaciuto Poltergeist, e magari l'abbiamo visto al pomeriggio su Italia unghie prima che saltasse fuori la storia dello streaming, se non addirittura in "videocassetta".
Ne stiamo tanto parlando perché per la sua forte connotazione visiva, iconica, è una fonte ideale di gif e meme e cose, tipo i generatori di scritte col font del titolo. Insomma del necessario per assurgere a cult istantaneo. D'altra parte, siamo più o meno d'accordo che scarseggia per quanto riguarda intreccio, personaggi e contenuti; che con una materia narrativa del genere, privata del look rétro fighetto, i fratelli Duff sarebbero stati spernacchiati dal mondo.

Pure questo disco, come Stranger Things, è ambientato nel 1983. E pure qui, come in Stranger Things, ci sono Synth a manate.
Ci sono i Synth che arpeggiano su giri di basso synth da cui vengono fuori riff di synth col riverbero. Tutti con sotto la cassa in plastica e il rullante SDISH dello schiaffo che sdraia di Bud Spencer. A BPM stabili, mi pare sempre uguali.
Le atmosfere sono clamorosamente in equilibrio tra la malinconia, una sincera commozione telefonatissima - cheesy, dicono gli anglofoni - e l'epicità dritta in faccia da corsa di Rocky al tramonto. Una cosa rilassante, motivazionale e asessuale. Pure ridicola, derivativa*, facile e vagamente demenziale; eppure, a noi che ascoltiamo tanta roba shoegaze, va a finire che questa che alcuni esperti chiamano dreamwave - che poi è synth-pop strumentale - coi suoi tappeti di tastieroni e le atmosfere dream-pop, piace quasi sempre. Accompagnata da loop video di Sailor Moon e Orange Road, grazie.

Ho parlato anch'io di Stranger Things perché mi serviva per fare questo ragionamento: il derivativismo, nella musica come nel cinema, può funzionare pure bene, se è limitato alla forma. Quando questo disco è tutto forma, esercizio di stile strumentale, è una goduria; quando però arriva Lovers, e vedi che Timecop1983 ha provato a buttarci dentro una canzone pop davvero, col ritornello cantato alto e la super voce carica, piena di pathos, allora capisci che non è più tempo proprio: vecchia come il cucco. Un pezzo brutto di Nick Kershaw, o uno scarto del primo Martin Gore. Però va bene, è solo una su sette. Pure Stranger Things ha quel problema lì: del vecchio è bella solo la buccia, ma un impianto narrativo così pacchiano è insostenibile. Ecco.

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