La domanda sorge spontanea: ma vi suona sempre lo stesso gruppo? Ebbene sì ma c'è da mettersi le mani nei capelli: il lato A è diversissimo da quello B che è diversissimo dall'EP aggiunto come bonus track al compact disc ristampato nel 1989...

 Titus Groan è il primo libro della trilogia fantasy "Gormenghast" dello scrittore inglese Mervin Peake pubblicato per la prima volta nel 1950. Vent'anni più tardi un quartetto guidato dal cantante/tastierista/chitarrista Stuart Cowell mette a bollire un brodo proto prog- tardo psichedelico nel quale vengono aggiunti spruzzi di pop, rock, r & b, folk! Forse starete pensando troppa roba sul fuoco? Magari c'è il rischio che rimanga sullo stomaco?

 No, più che altro rimane nella testa la suite in quattro parti "Hall of Bright Carvings" condotta da una base ritmica da "Macchina Soffice" su cui si innestano i fiati del "satiro zampognaro" Tony Prestland. Dall'atmosfera medievale si passa ad una tensione sempre più palpabile condotta dal basso pulsante di John Lee. Gli strumenti si alternano tra assoli di flauto, chitarra elettrica, la piva di Prestland, giochi corali delle voci e la jam finale che riporta al tema medievale iniziale. Tra i migliori 12 minuti di questi geni incompresi all'epoca! E già, perché i loro concerti si pagavano un penny anche se erano passati per i tre giorni dell'Hollywood Pop Festival tenutesi dal 23 maggio 1970 presso Newcastle.  Tra squadroni quali gli Airforce di Ginger Baker, i Mungo Jerry che avrebbero raggiunto i primi posti delle classifiche (anche italiana) con l'hit "In the Summertime " e addirittura i Grateful Dead al loro debutto inglese, immaginate che speranze poteva avere la "cavalleria leggera" dei Titus Groan?

 Nel giro della Dawn (sottoetichetta della Pye) vivacchiavano band strane come Demon Fuzz, i Comus, gli Heron  e la stessa promessa fatta a tutte era la pubblicazione dell'agognato album durante quell'anno. Ma il disco dei Titus Groan è veramente il più strambo: oltre alla magnifica suite, il lato A ospitava una indefinibile "It' s wasn't for you" che sembra un hit fiatistico r&b al quale manca solo l'entrata vocale di Wilson Pickett o Marvin Gaye, ed invece è Cowell  a spremersi l'ugola supportato dalla finissima sezione ritmica.

 A questo punto crederete di aver sbagliato disco, ma ci sono i famosi 12 minuti di "Hall of Bright Carvings" e successivamente   un brano che mescola  Jehtro Tull e Byrds come  "I can't change" a far drizzare le orecchie interessate alle magnifiche e progressive sorti della musica rock. La stessa "Fuschia" colora il disco di giochi vocal- chitarristici- flautistici con oscure tonalità psichedeliche per un volo sul magic carpet già in possesso degli  Open Mind. Ma il bello consiste nel fatto che i Titus Groan nel secondo lato vi sbattono una ballata corale pop del calibro di "It's all up with us" che sembra provenire direttamente dalla west coast californiana impreziosendola di un assolo di chitarra finale che ne accelera il ritmo.

 Ad "aggravare " la situazione ci sono i tre brani folk-rock del primo  EP, (aggiunti come bonus alla ristampa in compact disc) sospesi tra Bob Dylan (!) e Byrds ("Open the Door, Homer" e "Liverpool") e una sorprendente "Woman of the World", malinconica ballad che rimanda a certe cose dei Lindsfarne, gruppo capace di navigare in quella magica e poco battuta zona tra Fairport Convention e Grateful Dead.

 Beh, lo sapete come vanno a finire queste faccende: con lo sfascio della Dawn Label il variegato e colorato mondo dei Titus Groan resterà sospeso nel limbo sotterraneo progressive che invece negli anni a venire darà lustro ai ditalini di Rick Wakeman alle sei mogli di Enrico VIII e soprattutto ammorberà le bazze degli ascoltatori più smaliziati.

 Are you experienced?

Carico i commenti...  con calma