Trovarsi ad ascoltare la voce di Tiziana Ghiglioni è una vera fortuna ma soprattutto se capita tra le mani un album come questo, allora si può dire davvero di avere “culo” (oppure “ottimo gusto” se lo avete acquistato dopo un ascolto attento). Ascoltai la rilettura di “Ciao amore ciao” , casualmente, quattro anni fa su una musicassetta di un mio amico e restai incantato dalla voce della Ghiglioni, dalla sua interpretazione totalmente diversa da quella di Tenco. Sempre casualmente ho trovato l’album pochi giorni fa e ho fatto di tutto per averlo e recensirlo. Quindi, citandomi (senza alcuna presunzione), posso dire di avere avuto “culo”.
Andando oltre questa parentesi poco adatta alla recensione di un disco della Ghiglioni che, per di più interpreta Tenco, posso iniziare col dire, per chi non la conoscesse, che questa cantante non è una sprovveduta. Ha iniziato nel 1979 seguendo i seminari dell’ arrangiatore Gaslini mentre oggi porta avanti il suo progetto che riguarda Duke Ellington e Lucio Battisti, da lei considerata uno dei migliori artisti italiani (superiore, a detta sua, anche di Tenco). Tiziana Ghiglioni, con quest’ album, vinse il Premio Tenco nel 1994 e iniziò una lunga tournee di successo lunga circa due anni. Accompagnata da Gian Luigi Trovesi al sax alto e al clarinetto, da Paolo Fresu al trombone e al flicorno e da Umberto Petrin al piano, Tiziana Ghiglioni ha realizzato un piccolo gioiello in musica, dove le emozioni divampano in ogni canzone, dove la sua voce sublime è supportata da ottimi musicisti, su tutti Trovesi e Fresu.
L’ album parte con “Ciao amore ciao” e già si respira l’ atmosfera dell’ intero album, di un jazz intenso e rilassante, armonioso. “Mi sono innamorato di te”, nella seconda versione, invece, lascia intendere che c’ è grande spazio anche all’ improvvisazione strumentale all’ interno dell’ album. Particolarmente bella la rilettura al femminile di “Vedrai vedrai” , struggente e malinconica, dove Tiziana Ghiglioni mostra pienamente le sue qualità di valida interprete e ottima cantante jazz. Ma soprattutto questo “Tenco Project” merita di essere ascoltato perché la Ghiglioni è stata la prima artista ad avviare un ciclo di riarrangiamenti jazz di canzoni italiane. E trovo che sia stata fondamentale l’ intuizione della Philology di affidare ad un’ artista del calibro di Tiziana Ghiglioni un’ importante rilettura del repertorio di Luigi Tenco, che ha dato vita non solo a proseliti nel panorama musicale italiano (nonostante quest’ idea non sia stata del tutto originale dato che negli Stati Uniti, da tempo, rileggono i repertori in chiave jazz di Gershwin e Porter) ma ha dato nuova luce alle canzoni di un artista ancora troppo dimenticato.
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