La crepa che palesemente si materializzò sulle mie convinzioni musicali post punk, cacofonia forever, concrète CAN, accozzaglie e guazzabugli di accumulazioni noise, apparì chiaramente nel 2018 sotto forma di "Cintura" nell'omonimo singolo estivo di Alvaro Soler. Mi conquistò febbrilmente al primo ascolto, forze oscure avevano lavorato di soppiatto per decenni per conquistare di punto in bianco una mia capitolazione alla "melodia", con ritmi latini per giunta. Scampai all'attacco accettando tutto l'inaspettato di questo Easy listening e la cosa venne assorbita senza palesi traumi.
La considerazione incosciente del piacere provato di fronte a quel pezzo di Alvaro non è nulla rispetto alla constatazione cosciente di devastazione esistenziale che mi ha comunicato la "salsedine" di Tiziano.
Premetto che vagamente sapevo chi fosse Ferro, per sentito dire, per inerzia dell'overmind, insomma mai coperto fino ad ora.
E quest'estate stavamo in pizzeria spensierati, e c'era la tele sintonizzata su un canale di video musicali, e con noncuranza si buttava un occhio alle proposte, e ad un certo momento parte il video di questo pezzo... alla fine sono dovuto andare al bagno a sciacquarmi la faccia per superare un'impasse di ipotetica pietrificazione. La canzone mi sorprese psichicamente inondandomi di una tristezza assoluta. Una depressione (che la fossa delle Marianne a confronto è una pozzanghera) infinita trasuda da ogni elemento, dalla musica, dal testo, dai luoghi, dalle assenze.
Tiziano cerca di toccare "Ferro" per scaricare a terra le dannazioni che lo hanno allontanato dal suo Dio interiore. Il gioco della gioventù bruciata è diventato insostenibile e adesso c'è dolore e paura che non si possa recuperare la propria anima. Già accorgersi di questa condizione è notevole nell'economia del prospetto di Eternità. Una gioventù moderna marchiata a "ferro" e fuoco dal dio neon dove la "luce" non è altro che assoluta oscurità.
Uno si accorge che ci si è basati solamente su conquiste effimere di soddisfazioni corporali e egoiche nutrendo entità esterne a noi e l'acquisizione dell'informazione della nostra cronica anemia animica fa scattare una corsa ad una redenzione che si rivela maledettamente necessaria per cercare di evitare una rottamazione definitiva.
Il mare come destinazione purificatrice, come coacervo ad una nuova nascita prendendolo come un rifugio di novello liquido amniotico, come infinito trogolo battesimale per la nostra confusione esistenziale, come elisir di lunga vita che lava i peccati del mondo, come abbandono di stabilità terrene che hanno ipnotizzato il tendere ad un galleggiamento divino prossimo ai 21 grammi dell'etereo che è in noi, come il lasciare tutto e seguire compenetrazioni invisibili più che penetrazioni grossolane.
C'è angoscia impersonale nel pezzo come se Tiziano non fosse lì e tentasse di allungare la mano sperando che qualcuno lo tiri fuori da quel limbo di elettro disco che scoperchia una malinconia cronica, dove lo stallo menzognero accettato è scaduto e prima di scomparire si tenti disperatamente di recuperare qualche barlume di realtà.
Il testo è tutto un simbolo, la polaroid è il riflesso della maschera, non di noi stessi. Rimproveri, dimenticanze, improvvisando fede, chiudere con le tenebre, fiducia nella nuova stagione... "Che tarda ad arrivare".
La speranza come ultima a morire come c'è l'ultimo treno da prendere, sennò più nulla.
E la canzone (preghiera) suona per curare il dolore della caduta nell'illusione.
"È col tempo che s'impara a comprendere il vuoto
Quel calore da un lato del letto
Riesco a stento a rimanere fermo
Quando piove a dirotto": iniziare a sentire la noia del Paradiso, il calore del Cuore di Gesù, la coscienza che inizia a muoversi, la pioggia che purifica.
Le cadute, la disperazione, il viaggio ci insegna che le vere conquiste sono a ridosso dei nostri ruderi, inseguendo tentativi alchemici di visioni sulla nostra androginia originaria che però ancora sfociano in matrimoni celebrati in chiesette sconsacrate.
"Siamo nati per causa d'amore che mi fa camminare
Non smetto mai, non smetto di cercare". Il dolore dell'assenza dell'amore di Dio alfine è insopportabile...
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