Hanno ammazzato Sclavi. E Sclavi è vivo!
Piccolo riassunto per chi non ha seguito le ultime vicende editoriali di questo celebre fumetto.
Dopo una lunga fase di stagnazione della serie, seguita al progressivo allontanamento del suo creatore (Tiziano Sclavi), la casa editrice Bonelli decide nel 2013 di dare una scossa alla situazione affidandone la gestione ad un giovane autore (Roberto Recchioni) che, a differenza dei suoi predecessori, non ha paura di rivoluzionarne la storia. In realtà un po’ di paura ce l’ha, e per cominciare questa rivoluzione ci mette cinque anni. Ma nel 2018 è pronto e sorprende tutti con una catastrofica svolta narrativa: una meteora si dirige verso la Terra e nel giro di un anno distruggerà tutto. John Ghost (il nuovo antagonista creato da Recchioni) vuole salvare il mondo (!), e spiega a Dylan che per cambiare il destino del suo mondo deve cambiare innanzitutto sé stesso: uscire da quello schema narrativo fatto di indagini e trombate autoconclusive che si ripete dal primo numero della serie e fare qualcosa di nuovo. Ok, m’hai convinto, dice in sostanza Dylan, che, nell’ordine, si sposa con Groucho, spara a John Ghost, e per sicurezza ammazza pure Tiziano Sclavi, che Recchioni pensa bene di evocare nel numero 400 della serie per rendere ancora più chiaro il messaggio ai lettori: "DYLAN DOG non è più, e non sarà mai più, il fumetto di Tiziano Sclavi".
A dispetto di ciò, in quello stesso numero viene annunciata la pubblicazione di una nuova serie con Dylan Dog, sceneggiata nientemeno che da Tiziano Sclavi (!!!).
C’era una volta… anzi no: ci sarà solo domani
Per la precisione il volume non esce in edicola ma direttamente in libreria, in una elegante edizione cartonata dal costo di 19 euro, e Dylan Dog non è il protagonista della storia, ma né è l’inconsapevole narratore. In pratica Tiziano Sclavi utilizza la formula del racconto dentro il racconto, come si può intuire anche solo leggendo il titolo: «DYLAN DOG presenta - I racconti di domani - Volume 1 - Il libro impossibile».
La storia inizia con Dylan che, spinto da un impulso irrefrenabile, raggiunge col suo maggiolino un negozio di antiquariato chiamato SAFARÀ (un nome che gli suona familiare ma di cui non conserva il ricordo). Senza capirne il motivo, è attratto da un vecchio libro che non può fare a meno di acquistare. Sulla copertina reca il titolo «Tales of tomorrow», e il lugubre negoziante lo presenta come "una raccolta di racconti che saranno scritti solo domani".
Inizia in questo modo il racconto di questi racconti.
Lo spazio-tempo di un incubo
Nella quiete notturna del suo studio in via Craven Road, sdraiato sulla poltrona con il libro fra le mani, il nostro indagatore da protagonista diventa lettore: gli occhi sulle pagine del libro, la sua mente trasforma le parole in immagini, che il talento visionario di Luigi Cavenago disegna sulle 65 pagine che compongono il volume. 30 in meno rispetto a quelle di un albo normale; troppo breve, penseranno alcuni, dimenticando che nello spazio di una pagina può esserci più arte che in mille volumi, e nell’istante di un incubo più paura di una intera esistenza. Oltretutto nella lettura di un racconto lo spazio ed il tempo da grandezze oggettive diventano soggettive e nel corso di un incubo perdono completamente di significato.
Un’odierna distopia
Questo racconto di Sclavi, che è come sempre il racconto di un incubo, ne contiene al suo interno altri quattro. Nel primo ci viene mostrato in poche pagine l’orrore di un giovane che vive la condizione di isolamento che i giapponesi chiamano col termine di hikikomori (letteralmente stare in disparte). Nel secondo il terrore di uno zombie che cerca di sfuggire per la seconda volta dall’abbraccio della morte. Nel terzo… beh direi che può bastare: non voglio rovinarvi eccessivamente la sorpresa. Vi dico soltanto che tutte le storie di questo volume hanno in sé una componente di critica politica e sociale: nascono da paure che sono figlie del nostro tempo e che Sclavi amplifica, distorce e proietta in un futuro distopico, anche se, come ammette lo stesso Groucho con espressione rassegnata, «ormai distopia è un sinonimo della realtà di oggi».
Post scriptum… Post mortem
A proposito, quasi dimenticavo la cosa più importante: in questo racconto al fianco dell’indagatore dell’incubo continua ad esserci il suo fedele assistente Groucho, che ci aveva tragicamente lasciati nel numero 399 della serie regolare. Forse la sua morte, voluta dal nuovo curatore per rinnovare la serie, non è altro che l’ennesimo incubo prodotto da una mente dylaniata. In ogni caso una cosa è certa: anche se ucciso dalla penna di Recchioni, il nostro amato Groucho continuerà a vivere, non solo nella nostra memoria, ma anche nella penna di Sclavi.
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