Se non lo avessi ascoltato non ci avrei creduto. Chi, infatti, sceglie di suonare cantautorato puro, quello degli anni '60 italiani, nel 2022? La risposta è Tiziano Spillari. Questo veronese ha deciso di mettere in musica le proprie emozioni. E in questo il cantautorato, e un certo approccio folk, aiuta. Eccome! Il bello è che, nonostante arrangiamenti riusciti, la voce esce forte e chiara. Così all'opener Il tarlo, che si concentra proprio sul ticchettare ansiogeno del tempo, segue un brano come Precipitosamente, in cui l'autore ricorda la fretta di ottenere che permea la gioventù. E lo fa già sottolineando che musicalmente l'album è variegato, seguendo come unica via la sensibilità di Spillari. C'è anche Nel profilo del silenzio, in cui commemora un caro amico morto troppo presto che ha perso alcune occasioni di felicità vera. E non mancano le visioni legate al sociale, come avviene in Senza un perché (in cui canta “Ma non lo vedi quanto presto si fa sera”), così come i trasognanti ricordi di Era il nostro tempo. Insomma, un disco pieno di spunti, sia strumentali che vocali. Una sorpresa inattesa, e per questo ancor più gradita.
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