Ognuno di noi ha paura della morte.

Per noi occidentali parlarne è diventato un vero e proprio tabù, un argomento scomodo ed estremamente spiacevole e, anzitutto, un evento che non ci riguarda personalmente, come se fosse una cosa che capita solo agli altri. Proprio per questo quando inevitabilmente ci tocca da vicino, che sia la perdita di un parente, di un amico o una grave malattia, ci coglie impreparati e completamente indifesi, in balìa della disperazione e di inaudite sofferenze.
Eppure capire la morte significa comprendere anche la vita, esistenza e non esistenza sono due facce della stessa medaglia. Le filosofie e religioni orientali, non è un mistero, hanno un approccio molto differente riguardo la morte, certamente molto più consapevole e sereno.

Questo libro è il resoconto del suo autore su un suo ennesimo viaggio ma questa volta non in veste di giornalista e corrispondente di Der Spiegel o di Repubblica ma di libero cittadino privato che, malatosi di cancro, coglie l'occasione di peregrinare attraverso la sua amata Asia alla ricerca di medicine alternative alla devastante chemioterapia, intrapresa inizialmente a New York e, soprattutto, alla ricerca di sé stesso. La New York descritta da Tiziano Terzani (1938-2004) è una città senza più un'identità nè un anima, emblema di quel mondo occidentale dove per l'individuo niente ha più importanza all'infuori del denaro, della realizzazione materialistica di sè, del proprio benessere a tutti i costi, dove gli altri sono solo stranieri, alieni.
Il suo itinerario prosegue, dopo gli Stati Uniti, tra Ashram indiani, Swami, guaritori, presunti ciarlatani e non, tra reiki, ayurveda, digiuni e riti vedici, non come turista ma come parte integrante di una quotidianità spartana, libera da orpelli e convenzioni tipiche del nostro modo di pensare e concepire la vita e il viaggio muta in una introspezione, un'esplorazione della propria coscienza, del proprio Io che ha radici profonde e oscure, quell'Io che tutti sappiamo di avere ma di cui ignoriamo la vera essenza. 

Leggendo, cresce la sensazione che non si ha a che fare con un semplice diario ma con un documento umano di eccezionale intensità filosofica, scritto con stile fluido, diretto e spiritosamente critico, senza ombra di austerità e con lucida consapevolezza della propria situazione e dei propri limiti e debolezze. Da tale lettura se ne esce più ricchi interiormente e culturalmente, pronti a mettere in discussione tutto ciò in cui abbiamo creduto di trovare una risposta alle nostre paure, all'infelicità, decisi ad imparare ad amare e capire noi stessi perchè se vogliamo capire e amare gli altri non si può fare altrimenti.

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