TLC. Un acronimo che sta ad indicare una delle colonne portanti del pop sbarazzino mid-Nineties di fattura statunitense, il girl-group emblema delle molteplici sfaccettature e dei variegati colori, costumi e stili di un decennio privo sia di una soluzione che di una interruzione di continuità con i precedenti Ottanta. Ebbene, l'ultima fiammata del secondo millennio ne ha viste - musicalmente discorrendo - di contraddizioni, mutazioni, scissioni e schieramenti agli antipodi, introducendo nel lucroso mondo mainstream il meglio (e non solo) dell'underground. E' questo il decennio dove il rock alternativo vola prepotentemente nelle charts, dove le commercialissime dinamiche del mercato discografico guardano sempre più ai creativi bassifondi e, soprattutto, dove le teen band crescono come il prezzemolo. Proprio quest'ultimo fenomeno marchierà in maniera indelebile i Nineties, specie gli ultimi cinque anni, con ragazze pepate, ragazzi di strada e giovanotti scompigliati detteranno moda fra i banchi di scuola e i poster delle camerette degli under twenty. Tuttavia, questi avrebbero rappresentato la frangia più pop dei collettivi in musica, i riscattatori di una "plasticosità" e di una frivolezza temporaneamente soppiantate dai vari Cobain dei primi '90.

Il trio delle TLC, formato da Tionne "T-Boz" Watkins, Lisa "Left Eye" Lopes e Rozonda "Chilli" Thomas, rappresenta invece il prototipo yankeee di Spice e Backstreet non ancora contagiato dalla febbre iper adolescenziale, ma al contempo radicalmente vincolato ad uno dei generi-pilastro del decennio in analisi, ovvero l'hip-hop. Nell'era del conflitto East-West Coast, degli innumerevoli 2pac e Notorious B.I.G. trucidati dalla malandrina ricerca del master of ceremonies per eccellenza e delle primissime eredità soul moderne, una fitta schiera di giovincelle iniziò ad edulcorare un genere tendenzialmente visto come narratore di sparatorie e lotte per l'emancipazione dai quartieri bassi delle cities. Nonostante già Jackson, soci e amici avessero già dato man forte all'ascesa commerciale della cosiddetta "black music", contaminandola con varie salse sonore sul pentagramma, i collettivi femminili pseudo-gangsta si sarebbero impegnati ancora di più nel proporre il disagio dei ghetti rendendolo facilmente reperibile, smerciabile radiofonicamente e classificabile internazionalmente. La ricetta era semplice: buttando in un calderone motivi hip-hop, accenni R&B, improvvisazioni club, ballate soul e attillati vestiti di lattice, venivano a crearsi le proto Beyoncé e le ante Destiny's Child, terribilmente funky e maliziose, sebbene lontane dai grandi atelier modaioli come l'ereditiera e le colleghe.

Ma torniamo alle TLC. La loro ascesa al mini olimpo delle girl band cominciò nel 1992 con il debutto abbastanza cacofonico di Ooooooohhh... On The TLC Trip, prodotto da alcuni dei fautori della scalata del trend R&B-Hip Hop contemporaneo, ovvero Dallas Austin, Babyface, L.A. Reid e Jermaine Dupri (peraltro celebri collaboratori di gente come Mariah Carey e Janet Jackson), che scalò le charts d'oltreoceano e regalò i primi successi. Giunta la consacrazione con i successivi CrazySexyCool e FanMail e con i brani Scrubs e Unpretty che approdarono persino nel più "elettronico" continente europeo, la formazione perse in un incidente automobilistico Lisa Lopes, la componente più irrequieta e complessata, prima ancora di terminare le registrazioni dell'ultimo 3D. L'album del crepuscolo, frettolosamente concluso anche senza la presenza concreta dell'anima passionale ed emotiva del gruppo non ripeté i fasti del passato - nonostante firme eccezionali come Pharrell Williams o Timbaland, figli del primo vero approdo commerciale dell'ondata "black" - e mise la parola "fine" al progetto TLC, durato esattamente un decennio.

Calata la serranda sull'attività inedita del girl group, era inevitabile una raccolta celebrativa, e così fu. Now & Forever: The Hits - titolo alquanto sdolcinato e riduttivo per il trio - racchiude in un corposo curriculum di venti brani il meglio delle pepate TLC. Dall'esordio hip-hop-freestyle di Ain't 2 Proud 2 Beg all'inno pop-R&B di fine millennio Scrubs, passando per la sensualità tracimante ed enigmatica di Silly Ho e il rilassante funky-soul alla Macy Gray di Waterfalls, c'è solo l'imbarazzo della scelta per iniziare se stessi ad un simpatico capitolo pop attualmente poco ricordato e considerato. Passando ulteriormente in rassegna la collezione, degni di nota sono brani soft-dance come Creep e Kick Your Game, il mood estivo e malinconico di Unpretty, il gangsta poppish di Hat 2 Da Back, il morbido abbandono ai sentimentalismi in Diggin' On You e le ultime performances post mortem di Lisa Lopes, fra le quali spiccano Girl Talk e Damaged.

Un greatest hits meno trascurabile di quanto si possa pensare, un diversivo alla solita monotonia pop, un piccolo tuffo/salto nella decade delle contraddizioni su palcoscenico e su rotocalchi. Nel bel mezzo di tormentoni latini zuccheroso-nauseanti, basta poco, anche aprire alle TLC le porte delle nostre playlist virtuali, per potersi affrancare dalla massa affastellata sotto palme e gazebo e assaporare un gustoso cocktail a base di ricordi, nostalgia e immortalità.

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