Ascoltare questo loro secondo album comporterebbe un impegno fuori dal comune, a maggior ragione ora che i To-Mera hanno realizzato un lavoro dal quale, stavolta, pretendono moltissimo da veri e propri esperti di musica e dai loro sempre più numerosi fan che stanno imparando, gradualmente, a conoscerli meglio.

Risulterebbe inutile farvi capire che i To-Mera, questa volta, ce l'hanno messa davvero tutta ed in cambio, si è notato negli ultimi loro concerti e con particolare osservanza in quest'ultimo loro lavoro, hanno chiesto all'ascoltatore elevata pazienza, pura devozione e aperture mentali incondizionate. Un ascoltatore distratto non potrebbe mai riuscire a percepire ciò che la band vorrebbe loro trasmettere soprattutto perchè spesso ci si accorge, se non prestiamo attenzione, che in alcuni momenti di una canzone il tutto potrebbe sembrarci essere traboccato in una di quelle impostazioni completamente slegate e fine a se stesse, quando invece non è così. E' una band che bisogna saper prendere, sicuramente diversa da tantissimi altri gruppi che, in quest'ultimi tempi, producono il loro stesso genere. E' un gruppo che si può arrivare ad odiare ferocemente oppure ad idolatrare all'ennesima potenza; fidatevi, il confine a questo punto è molto più sottile di un filo di lana.

Le vere e proprie propensioni della band si iniziano a farsi avanti a partire dalla prima traccia "The Lie", nella quale ci si sente immersi in un abisso senza fondo dove si ha la necessità anche per un solo istante di volervi appoggiare i propri arti inferiori, un sogno reso possibile grazie ad una commistione superlativa di blast beats, intermezzi jazzati, impostazione progressive, chitarrismo ai confini del thrash e in seguito all'immissione puntuale e davvero poco scontata di gorgheggi apocalittici di stampo gothic che innescano nella totale atmosfera delle sottili influenze di origine prettamente neoclassica/malmsteeniana. L'andamento dell'album, successivo a "The Lie", si fa sempre più veloce, sognante, avventuroso e puramente avvolgente, passando dalla turbolenta e altamente tecnica "Mirage" ai soffusi momenti di raffinata riflessione meditativa di "The Glory of a New Day" e "Inside the Hourglass", sino a giungere comodamente alla traccia centrale e più imponente dell'intero lavoro "A Sorrow To Kill", pezzo di circa 8 minuti dai caratteri onirici e intensissimi, arricchito da un arrangiamento studiato nei minimi dettagli ed impreziosito da un lavoro di produzione di altissimo valore e di qualità a dir poco incredibile.

"Asylum", meccanica nel suo incedere potrebbe apparire al nostro udito come l'ideale spartiacque tra la prima parte del disco e la seconda, nella quale ci si avvale dell'esperienza partorita da Symphony X/Opeth, risultando però più intimistica, orientaleggiante e circondata, nella più completa trepidazione, dalla vena progressive/goth che sostanzialmente ha aleggiato nel primo parziale dell'album. "Fallen from Grace", con effetti molto innovativi e stacchi apprezzabili, potrebbe sembrarci molto differente e forse più marcata rispetto agli altri pezzi dell'album, ma ciò non significa che questa sola sbavatura debba compromettere un lavoro che, a mio avviso, merita tantissimo. "Temptation", ultima traccia di questo stupendo lavoro, che ha come obiettivo principale quello di chiudere nel migliore dei modi queste raffinate danze di gradevole fattura con l'utilizzo di un leggero pianoforte che delizia nel suo procedere romantico, nel suo andamento proficuo ed altamente classicheggiante che occorre per appassionare anche un non esperto del genere.

Un gruppo solido, convincente, tecnicamente dotato di una qualità che riesce a farci rabbrividere, e che con quest'ultimo lavoro ha migliorato notevolmente una produzione che già eccelleva abbandantemente ai tempi del loro primo full-length "Transcendental". Un album che bisogna ascoltare con accurata attenzione e che trascina l'ascoltatore in un vortice sensuale ed avventuroso di melodie molto raffinate e coinvolgenti. Consigliato a tutti coloro che fanno del progressive metal/rock la propria ragione esistenziale e che adoreranno questo "Delusions" più di quanto possano immaginare.

Rivelazione progressive del ventunesimo secolo.

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